Pd nel caos a Bologna, il segretario Critelli si dimette

Il deputato dem lascia dopo le critiche sulla gestione della Federazione e sul doppio incarico

Francesco Critelli, segretario del Pd bolognese dal febbraio del 2015 (Schicchi)

Francesco Critelli, segretario del Pd bolognese dal febbraio del 2015 (Schicchi)

Bologna, 24 settembre 2018 - Critelli, ha deciso cosa fare?

«Sì, mi dimetto da segretario del Pd. Perché ritengo che si fa politica non per il proprio tornaconto personale ma per l’interesse della comunità e della collettività che si ha l’onore di rappresentare». La voce è calma, il tono risoluto e la scelta, a suo modo, storica: dopo la raccolta firme contro il suo doppio incarico da segretario e deputato, dopo le critiche per il flop della Festa dell’Unità in Fiera e il caos circoli, Francesco Critelli fa un passo indietro. Da oggi il Pd è senza guida.

Quando ha scelto?

«Ieri sera tardi (sabato; ndr), quando ben oltre l’orario di cena ho ricevuto due telefonate, a breve distanza l’una dall’altra, e quindi immagino coordinate, in cui mi si chiedeva la stessa cosa».

Cioè?

«Essere disponibile a una dichiarazione in cui far capire che avrei accettato un determinato percorso per le sfide e i futuri assetti del Pd ai vari livelli».

E in cambio cosa avrebbe ottenuto?

«La dichiarazione ufficiale che le firme raccolte in questi giorni servivano solo a stimolare il dibattito e che io sarei dovuto rimanere segretario».

Alternative alle dimissioni non le ha considerate?

«Beh, avrei potuto restare sotto questo ‘ricatto’. Oppure resistere, in attesa di capire se la commissione per la riforma dello statuto nazionale del Pd fosse arrivata a togliere a togliere l’incompatibilità che mi viene contestata. E, infine, avrei potuto andare alla conta nell’assemblea provinciale, anche perché in queste ore mi arrivano tanti messaggi di persone che si trovano firmatarie a propria insaputa del documento che mi critica. Ma, ripeto, non si fa politica per sé ma per la comunità che si rappresenta. Perciò annuncio le dimissioni e chiedo alla presidente dell’assemblea di convocare, nei tempi congrui e compatibilmente con gli impegni locali e nazionali, l’assise provinciale per assumere le decisioni conseguenti».

In diversi si stanno già scaldando per prendere il suo posto: sarà una successione indolore?

«Si pensa di risolvere tutto indicando un nome pre-confezionato in qualche riunione segreta prima dell’estate, o vogliamo ragionare su profili di altra natura? Poi come miei possibili successori leggo solo nomi maschili. Eppure nelle scorse settimane mi pare si sia anche discusso del ruolo delle donne nel Pd».

È l’ora di una donna al vertice?

«Ne abbiamo di capaci e con profili elevatissimi, però sarà l’assemblea a decidere cosa fare: se eleggere un nuovo segretario o una nuova segretaria, oppure se sciogliersi e magari, visto che ci saranno i congressi regionale e nazionale, farne uno anche a Bologna. Io, da segretario uscente, non posso che rispettare la volontà dei nostri delegati».

Il problema del suo doppio incarico esiste dalla notte del 4 marzo: forse non era il caso di affrontarlo e risolverlo subito?

«Rispondo con un’altra domanda: andavo bene come segretario a maggio, quando la direzione votò con 99 favorevoli e 8 astenuti una mozione in mio favore, e ora no? Con numeri così, in quel momento, ho percepito che il partito mi chiedeva di restare».

Adesso siamo agli antipodi...

«È ora che qualcuno si assuma la responsabilità di dire cosa è cambiato in così poco tempo. E, a soli otto mesi dalle elezioni amministrative in 38 comuni, di rompere l’unità del partito. Con questo gesto voglio squarciare il velo di ipocrisia e irresponsabilità che tiene prigioniero il Pd, perché non voglio che il mio doppio incarico venga utilizzato per nuocere alla comunità democratica. E’ arrivato il momento di smetterla con un partito in cui c’è qualcuno che pensa si possa decidere tutto davanti a un caminetto o in una riunione ristretta tra capi-corrente».

Le critiche non sono mancate nemmeno sulla Festa dell’Unità in Fiera e suoi suoi risultati.

«Non accetto lezioni sulla Festa da parte di esponenti di una corrente che, tra le sue fila, vede due dei principali organizzatori della contro-festa al Parco Nord. La corrente sconfitta nel congresso dell’anno scorso ha indicato per il comitato di tesoreria del nostro partito un esponente che fa anche parte della direzione della manifestazione del Parco Nord e che ne è stato tra i principali organizzatori e sostenitori. Io questo non lo accetto, a tutela dei tanti volontari che si sono impegnati nella Festa dell’Unità. Per questo chiedo a Marco Lombardo: questi comportamenti non vanno sanzionati? E chi ha questi incarichi in tesoreria non deve dimettersi immediatamente, come chiediamo da quattro mesi, ricevendo in cambio solo orecchie da mercante?».

 

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