Bologna, Presidenza del Senato, la lunga giornata di Anna Maria Bernini

Salvini lancia la Bernini a sua insaputa, Berlusconi s’infuria. Lei: "Io leale a Forza Italia"

Anna Maria Bernini durante la votazione per la presidenza del Senato (Foto Ansa)

Anna Maria Bernini durante la votazione per la presidenza del Senato (Foto Ansa)

Bologna, 24 marzo 2018 - Per lei, fedelissima del Cavaliere come pochi, si è materializzato lo scenario peggiore possibile: essere, suo malgrado, la scintilla della rottura tra Forza Italia e la Lega. Anna Maria Bernini lo temeva già da qualche giorno: da un lato puntava all’elezione alla presidenza del Senato, culmine di una storia politica che l’ha già vista ministro e vicepresidente degli azzurri a Palazzo Madama, dall’altro, però, c’era il sospetto che quell’apprezzamento dimostrato dal Carroccio e dai Cinque Stelle verso il suo nome potesse rivelarsi nella sostanza una polpetta avvelenata contro Berlusconi. E così è stato.

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In serata, dopo un vertice a Palazzo Grazioli, la Bernini ha ufficializzato il suo ‘no, grazie’ a diventare presidente del Senato a queste condizioni: "E’ del tutto evidente che sono indisponibile a essere il candidato di altri senza il sostegno del presidente Berlusconi e del mio partito". E’ stato l’epilogo di un pomeriggio incandescente. Dopo una mattina di saluti e normale amministrazione, ben presto la Bernini è diventata il centro di attenzione della giornata politica. Man mano che il suo compagno di banco Adriano Galliani contava i voti col suo nome, ha capito ciò che stava accadendo: ovvero Salvini l’ha usata per mettere in crisi la coalizione con Berlusconi. I conciliaboli con i senatori M5s prima e i colleghi di Forza Italia poi hanno chiarito definitivamente la situazione, compreso un fitto faccia a faccia con Paolo Romani, il nome designato dal Cavaliere e considerato invotabile dai Cinque Stelle.

Bolognese doc, figlia di Giorgio, che fece parte del primo governo del cavaliere nel 1994, laureata e docente di diritto pubblico all’Alma Mater, Bernini ha mosso i primi passi in An, primo di approdare nel Pdl e poi scegliere Forza Italia nel 2013. Ma già tre anni prima era stata candidata come presidente della Regione, raccogliendo un buon 36%, ma venendo sconfitta da Vasco Errani.

L’anno dopo diventa ministro per le Politiche Europee e la fiducia di Berlusconi nei suoi confronti cresce, tanto che nel 2013 la vuole come vicepresidente vicario del gruppo parlamentare di Forza Italia . Nei mesi scorsi è tornata sul territorio, prendendo il sopravvento sullo storico coordinatore regionale Massimo Palmizio e conducendo il centrodestra al trionfale risultato del 4 marzo, dove per la prima volta il Pd è finito sotto (e non di poco) nella regione ormai ex rossa.  In serata Berlusconi le ha reso omaggio, ringraziandola "per la nobilissima e generosa decisione di rinunciare alla candidatura alla Presidenza del Senato".

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