Bologna, Prodi al convegno di Agi. “Serve più Europa”

Conversazione tra l'ex premier e il direttore di 'Qn-il Resto del Carlino', Paolo Giacomin

Bologna, Romano Prodi conversa con Paolo Giacomin al convegno di Agi (FotoSchicchi)

Bologna, Romano Prodi conversa con Paolo Giacomin al convegno di Agi (FotoSchicchi)

Bologna, 27 ottobre 2018 - “Più Europa, non certo meno”. Da ex presidente della Commissione europea e da convinto assertore dell’antico principio secondo il quale sarebbe l'unione a fare la forza, il due volte premier Romano Prodi ha ribadito anche oggi che il futuro dell'Italia non può prescindere da Bruxelles.

In particolare, se si parla delle tematiche legate alle trasformazioni che stanno investendo il mondo del lavoro, al centro questa mattina, nel Salone del Podestà di Palazzo Re Enzo, della giornata finale del convegno nazionale di Agi, l’associazione degli avvocati e giuslavoristi italiani. La rivoluzione digitale, vero fulcro della convention e della conversazione intrattenuta dal professore con il direttore di QN-il Resto del Carlino, Paolo Giacomin, ha però colto l’Europa, secondo Prodi, “in una situazione simile a quella dell'Italia del Rinascimento, che, pur essendo la migliore in tutto o quasi, non seppe cavalcare l'allargamento degli orizzonti seguito all'età delle grandi scoperte geografiche”.

Del resto, ha proseguito l'ex presidente del Consiglio, “i Paesi dell’Unione restano primi al mondo, se considerati nel complesso, per export e produzione industriale, ma purtroppo, dal punto di vista politico, contano meno di nulla”. A risvegliare in loro un sentimento di comune appartenenza, in un mondo in cui “le risorse per costruire le caravelle le hanno solo colossi dell’intermediazione cinesi e statunitensi come Google, Amazon e Alibaba”, potrebbe al massimo essere “l'atteggiamento ostile degli Usa a guida Trump”, mentre preoccupa, in tema di tutela dei lavoratori, come “persino il diritto fatichi a tener il passo delle mutazioni in corso”.

E’ bastata una battuta, invece, a liquidare le riflessioni sulle vicende politiche nostrane e su una manovra contestata più nella sostanza che nelle idee che la sostengono. “Se hai le gambe corte - ha argomentato Prodi - non puoi certo fare danza classica”, come a dire che le coperture, prima di un programma di interventi finanziari, restano una necessità e non un optional. L'ultima stoccata, infine, il fondatore dell'Ulivo l’ha riservata alle agenzie di rating, delle quali ha sì lodato “la competenza tecnica” ma ha anche biasimato “la costante mancanza di spirito di finezza quando si parla di visione politica”.

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