Bologna, 15 agosto 2024 – Una riforma dei quartieri da presentare e portare a termine entro fine mandato, gli incontri con gli assistenti sociali del Comune e il corpo della Polizia Locale per rinsaldare il legame con la ‘macchina’ di Palazzo d’Accursio. E poi ancora: i cantieri del tram da gestire, quelli del Passante da sbloccare e l’appuntamento elettorale dell’anno, ossia le Regionali dell’autunno. Il calendario del sindaco Matteo Lepore al rientro dalle vacanze sarà fitto di impegni e dossier da affrontare. A partire dall’impatto del turismo sulla città, tema finito al centro di un articolo del New York Times che ha scatenato un dibattito destinato a proseguire a lungo.
Sindaco Lepore, la sua lettera di risposta al Times ha suscitato, a sua volta, diverse prese di posizione: c’è chi l’ha sostenuta e chi, come i vostri alleati di Coalizione Civica, ha sottolineato che “indignarsi non serve”. Cosa serve allora per evitare che il turismo si mangi l’identità e il tessuto sociale di Bologna?
“Serve che tutti coloro che amano Bologna si mettano insieme per affrontare il problema e migliorare quello che non va. C’è tanto da fare e mi dispiace che il dibattito cittadino a volte assomigli al giorno della marmotta, dove si torna sempre al punto di partenza”.
A una settimana di distanza ridarebbe la stessa risposta al New York Times?
“Mi sono indignato e ho risposto in modo passionale perché credo sia sbagliato offendere Bologna con una immagine caricaturale. Ho anche parlato privatamente con Ilaria Maria Sala per scusarmi per il tono che ho usato. Ma il punto rimane: benissimo confrontarsi sull’overtourism, e su questo fronte sono impegnato da dieci anni, sbagliato affrontare il problema dipingendo la città in quel modo. So che la mia risposta ha fatto storcere il naso ad alcuni salotti cittadini, ma per governare la città abbiamo bisogno di una sinistra senza puzza sotto il naso, che si tuffa nelle contraddizioni della vita reale per guidare e governare i cambiamenti. Si può avere un turismo di qualità, ma per farlo bisogna avere idee e investimenti di livello”.
Però è innegabile che alcune aree del centro sono state colonizzate dal turismo.
“Non dimentichiamoci che senza la crescita del turismo, a cusa della crisi del periodo 2008-2011, il centro storico si sarebbe svuotato. In questi ultimi dieci anni a Bologna sono aumentati i turisti e pure il numero complessivo degli studenti, a dimostrazione che le due realtà non sono in contrapposizione. Poi certo, alcune cose vanno affrontate e sistemate, come la situazione di via Orefici. Con i commercianti ci vedremo a fine mese o all’inizio di settembre: come Comune dobbiamo sistemare lo stato dei marciapiedi e vogliamo anche affrontare il tema dei dehors e dei tavolini in strada, perché c’è troppo disordine. Ma troveremo una soluzione con il dialogo e il confronto, come abbiamo sempre fatto”.
L’altro tema caldo dell’estate è stato l’aeroporto: l’idea di una cabina di regia regionale degli scali non rischia, alla fine, di penalizzare Bologna?
“Sul sistema regionale va fatto un dibattito serio e deve guidarlo la Regione. Penso che Bologna debba essere molto più coinvolta nella gestione e nelle decisioni strategiche che riguardano lo scalo. Non possiamo solo subire gli effetti dell’aeroporto”.
A proposito di centro: vi preoccupa l’impatto dei cantieri del tram alla ripresa di settembre?
“Ci sono circa 500 persone impegnate nei lavori, che nelle prossime settimane saliranno a quasi 600. Stiamo rispettando i tempi di marcia cercando di avere grande attenzione a tutte le esigenze. I disagi ci sono ma vogliamo minimizzarli”.
E i cantieri del Passante li vedremo mai iniziare?
“Il Passante è una infrastruttura che va realizzata. Abbiamo letto sui giornali del rinvio della partenza dell’opera anche per il dibattito in corso nel governo sulle concessioni, ma per noi oggi la priorità è soprattutto una”.
Ovvero?
“Che intanto partano tutte le opere verdi collegate al Passante sia in città sia nell’area metropolitana, dalla piantumazione di alberi alle fasce boscate, passando per il Bosco del Parco Nord fino al fotovoltaico. Ho un dialogo aperto con Autostrade e confido nella massima collaborazione”.
Sul caso Besta resta da sistemare l’ultimo tassello, ovvero la creazione della succursale del Sabin: siete preoccupati dal possibile vincolo sul capannone ex Atc?
“Non abbiamo preoccupazioni su eventuali vincoli. Abbiamo incontrato tutti i dirigenti scolastici e i rappresentanti delle scuole coinvolti, abbiamo trovato gli spazi e i container per gli studenti del Sabin, grazie alle risorse del Comune e, a settembre, siamo pronti a fare partire i percorsi partecipati sul recupero delle vecchie Besta e sul futuro del parco Don Bosco”.
La sua giunta ha superato il metà mandato da pochi mesi, per completare il lavoro del mandato cosa vi manca ancora da portare a termine?
“La città chiede partecipazione, per questo presenteremo una riforma dei Quartieri per aumentare gli strumenti di partecipazione dei bolognesi. I Quartieri, per come sono strutturati adesso, difficilmente sono luoghi dove i bolognesi vanno a dire la propria. Vanno rivisti. E vanno rafforzati il ruolo e i poteri dei presidenti di Quartiere e dei consiglieri. È giusto che in città ci sia il confronto, e anche il conflitto, ma gli strumenti per gestirli sentono l’usura del tempo, mentre quelli più recenti come il bilancio partecipativo funzionano bene. Il progetto è in mano alla consigliera delegata Erika Capasso e sarà illustrato a tutti nelle prossime settimane”.
A proposito di politica, lei ha chiesto al candidato del centrosinistra alla Regione, Michele de Pascale, di riconoscere il ruolo centrale di Bologna per l’Emilia-Romagna: come si può tradurre questa richiesta in termini pratici?
“Intanto partendo dalla Sanità, su cui de Pascale ha un approccio molto innovativo che condivido, a partire dal fatto che parla non solo di Sanità ma di Salute nel suo complesso, e proprio su questo il prossimo 27 agosto avremo un incontro qui a Bologna con lui e con l’assessore uscente Raffaele Donini. L’altro tema è quello delle infrastrutture e della nuova mobilità: Bologna è un nodo europeo dei trasporti, tanto sul ferro quanto su gomma, e metà del traffico regionale passa da qui. Quando Bologna funziona, funziona tutta l’economia emiliano-romagnola, su questo aspetto il Tecnopolo ha segnato il passaggio a un paradigma nuovo. Il policentrismo del ‘un poco a tutti’ è un’idea superata dai tempi”.
Il rientro dei ‘ribelli’ nella segreteria del Pd bolognese è il segno che le fratture interne sono ormai ricucite?
“Federica Mazzoni ha fatto bene a proporre una segreteria unitaria anche qui a Bologna: a livello nazionale Elly Schlein ha dato nuova identità a Pd, dimostrando che si può avere un partito con una identità forte eppure ancora più plurale, baricentro di una coalizione larga che tenga insieme le grandi idee del riformismo italiano. Sarebbe stato miope non lavorare a questo progetto anche qui sotto le Due Torri, dividendosi ancora”.