Referendum giustizia, sos della Corte d'Appello: "Poco personale per i seggi"

L’allarme del presidente della Corte d’Appello, Drigani: "Schede dall’estero, mole di lavoro incompatibile con le nostre risorse"

Oliviero Drigani

Oliviero Drigani

 

«In caso di attribuzione a questo distretto di nuove competenze elettorali, con anticipo di nemmeno sei settimane dalla prossima tornata elettorale, non sarà possibile assicurarne il regolare svolgimento". E’ la chiosa di una lettera preoccupatissima, firmata da Oliviero Drigani, presidente della Corte d’Appello di Bologna, e diretta al prefetto di Bologna, al sindaco e soprattutto al ministero della Giustizia: l’eventuale dislocamento sotto le Torri di una quota di seggi per lo spoglio, all’imminente referendum, delle schede provenienti dagli italiani all’estero sarebbe secondo Drigani "assolutamente incompatibile con le risorse di una città di dimensioni medie come Bologna". Insomma, il grido d’allarme della magistratura ha contorni chiari: con gli organici e i mezzi attuali qui non ce la facciamo.

La lettera , come detto, mette in guardia il governo al termine di un ragionamento articolato, le motivazioni sono diverse. Al centro c’è il referendum quintuplo del prossimo 12 giugno, con gli italiani che saranno chiamati a esprimersi su cinque 5 quesiti riguardanti la custodia cautelare, la separazione delle carriere dei magistrati, l’elezione del Csm, i consigli giudiziari e l’incandidabilità dei politici condannati. Drigani nella missiva spedita il 21 aprile va dritto al punto. "Vengo a rappresentare le gravi criticità alle quali sarebbe esposta questa Corte", visto che, con le eventuali modifiche alla legge 459 del 2001 che disciplina il voto degli italiani all’estero, deputata allo spoglio non sarebbe soltanto la Corte d’Appello di Roma. "L’attribuzione anche solo ipotetica" a Bologna "della quota di un quinto dei circa cinque milioni di cittadini iscritti all’Aire (anagrafe degli italiani residenti all’estero, ndr ) ed esercitanti il diritto di voto, imporrebbe la nomina di un numero potenzialmente compreso tra 400 e 500 presidenti di seggio". Un monte insostenibile, "per tacere della designazione dei segretari e delle nomine degli scrutatori che dovrebbero coadiuvarli". Per questa Corte, continua Drigani, "predisporre nomine per ulteriori 400 o 500 presidente significherebbe onerare ulteriormente l’ufficio a ciò dedicato, che già gestisce le nomine di 328 Comuni per circa 5.000 decreti. Tale ufficio, composto da sole tre unità, tutte addette in via prioritaria ad altri servizi e coadiuvate da unità in appoggio, ben difficilmente potrebbe assolvere a un simile compito". Enormi i problemi organizzativi, quindi, per la Corte d’Appello di Bologna, che tra l’altro a luglio dovrà anche affronterà la gestione del nuovo appello del concorso in magistratura. E il carico ulteriore di lavoro, quello dello scrutinio referendario, che potrebbe in definitiva secondo il presidente della Corte d’Appllo mettere anche in pericolo "l’attività giurisdizionale ordinaria". Il governo è avvisato, il tema delle risorse per i tribunali di tutta Italia resta carne vivissima.

 

 

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