Bologna, ex consiglieri della Regione al Tar contro i tagli ai vitalizi

Il ricorso con 69 firme chiede l’annullamento della legge regionale Manuela Rontini (Pd): “È una norma di buon senso”

La sede dell’assemblea regionale in viale Aldo Moro (Schicchi)

La sede dell’assemblea regionale in viale Aldo Moro (Schicchi)

Bologna, 27 luglio 2017 - Illegittima e incostituzionale. La guerra degli ex consiglieri regionali contro la legge taglia vitalizi è aperta. In 69 hanno firmato il ricorso presentato al Tar dell’Emilia-Romagna contro la norma approvata nello scorso maggio, che ne decurta sensibilmente i compensi. In totale, i vitalizi costano alla Regione circa 430mila euro, destinati a quasi 180 ex eletti. Tra i ricorrenti non ci sono i nomi più illustri: gli ex governatori Vasco Errani e Pier Luigi Bersani.

Ma a scorrere l’elenco c’è un pezzo della storia politica di questa terra: dal partigiano Giannetto Magnanini – eletto nel 1970, oggi 93 anni – ad Antonio La Forgia, presidente dal 1996 al 1999, dall’ex assessore Duccio Campagnoli ad Alfredo Bertelli, braccio destro di Errani. Non solo: riemergono anche partiti scomparsi, come il Pri con Stelio De Carolis, il Psdi con Dario Lodi o l’Msi di Alessandro Mazzanti.

Una sfida decisamente impopolare in tempi di trionfo dell’antipolitica e lanciata mentre a Roma la Camera ha approvato proprio una legge analoga. Ma non per questo combattuta con meno forza e determinazione, e soprattutto in punta di diritto.

Il ricorso – contro la Regione «nella persona del presidente pro tempore», cioè Stefano Bonaccini – è lungo 53 pagine ed è stato presentato dall’associazione degli ex consiglieri, insieme agli avvocati Maurizio Paniz, Stefania Fullin, Giulia De Maria e Giovanni Giorgi. Ai giudici si chiede «l’annullamento» della legge regionale n. 7, innanzitutto perché violerebbe il Decreto Monti del 2012 per «eccesso di potere», dal momento che «il legislatore nazionale ha salvaguardato da ogni intervento riduttivo (a maggior ragione, la soppressione), i trattamenti in corso di erogazione», mentre la legge va a intervenire in modo retroattivo su vitalizi già erogati e definiti. Inoltre, secondo i ricorrenti, la legge regionale non riporta «le finalità» di questi provvedimenti che «finiscono con l’essere arbitrati e irragionevoli, non potendo essere collegati – e dunque giustificati – con alcuna esigenza di urgenza e scopo finale».

La parola ora passa ai giudici. La scure di Bonaccini, dopo più di un abbocco ravvicinato con i Cinque Stelle, ha portato a tre novità fondamentali: lo stop al cumulo dei vitalizi (chi ha anche quello da parlamentare, deve rinunciare a quello da consigliere), l’innalzamento progressivo dell’età per l’assegno fino ai 67 anni, la stessa età pensionabile dei dipendenti pubblici, e un contributo di solidarietà per 36 mesi applicato ai vitalizi già erogati.

Ma quello che si prospetta all’orizzonte è soprattutto uno scontro generazionale: «Quella della nostra Regione è una storia pulita di cui si può essere orgogliosi. Offuscarla, prima ancora che ingiusto, è sbagliato», attacca il presidente dell’associazione, Ferruccio Giovanelli. Manuela Rontini, la relatrice Pd della legge, non si commuove: «È una norma di buon senso, nella nostra tradizione di sobrietà, e una risposta ai giovani che oggi non sanno nemmeno se l’avranno la pensione».

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