Benedetto Zacchiroli lascia il Pd e passa a Italia Viva con Renzi

'Zac': "Qui si fa politica con più chiarezza, il Pd è un partito vecchio. Bonaccini? Ha governato bene"

Benedetto Zacchiroli, renziano della primissima ora, ieri alla Leopolda

Benedetto Zacchiroli, renziano della primissima ora, ieri alla Leopolda

Bologna, 20 ottobre 2019 - Era solo questione di tempo. Ma il trasloco del bolognese Benedetto Zacchiroli dal Pd a Italia Viva era scontato. Scritto nella storia politica di Zac: renziano della prima ora, fra i più stretti collaboratori di Renzi premier (era chiamato il suo «uomo ombra»), il teologo è rimasto vicino all’ex sindaco di Firenze anche nella cattiva sorte. Consegnate le dimissioni dal Pd, Zacchiroli – che fino al marzo 2020 è sotto contratto con Palazzo Chigi come responsabile dei rapporti tra Stato e confessioni religiose – si gode la due giorni fiorentina della Leopolda.

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Zacchiroli, perché questo cambio di ‘casa’? «Non è una questione di valori. L’orizzonte valoriale rimane, non è che una mattina ti svegli con valori diversi». IL COMMENTO Il segnale: si riparte da una sindaca di Valerio Baroncini Dunque? «È un’idea di chiarezza nelle impostazioni del contenitore».  

Proviamo a spiegare? «Diciamo che da un po’ il contenitore, non solo nei confronti di Matteo Renzi e dei renziani, sente il segno dei tempi. E fa fatica, come macchina, a evolvere in un panorama che invece muta molto in fretta».  

In altre parole: il Pd è vecchio. «È sicuramente un partito più vecchio. Vecchio nei meccanismi, ridondante... Troppo, per quest’epoca».  

Beh, Italia Viva è appena nata. «È una macchina diversa, di cui sentivo il bisogno. Ma il Gran premio che corriamo è lo stesso del Pd. Non è una sfida escludente o esclusiva».  

Cosa pensa di chi resta di là? Sono il vecchio? «Non sono più cattivi o più brutti perché scelgono di stare lì. Dico solo che ora qui c’è una novità, un luogo dove fare politica con più chiarezza».  

Così si indebolisce il centrosinistra, dicono. Renzi ha scelto il momento sbagliato... Che ne pensa? «A chi dice questo chiedo quale sarebbe stato il tempo giusto».  

La risposta qual è? «La risposta non c’è mai. È una polemica inutile».  

Avrà degli incarichi in Italia Viva? «Sono un soldato semplice, che ha una gran voglia di contribuire con dei contenuti. Vedo che è la stessa aspirazione di chi è qui alla Leopolda. Siamo in una stazione, non all’Ikea».  

Prego? (ride) «Non vendiamo poltrone, nemmeno sedie. La benzina sono le idee, le proposte, la nostra voglia di fare cose. E di dare voce alle nuove generazioni, che troppo spesso la politica lascia indietro».  

È possibile una sua candidatura alle elezioni regionali del 26 gennaio? «Penso che ci siano tante persone molto migliori di me».  

È d’accordo su un’alleanza con il Movimento 5 stelle? «Questo è un tema a cui deve rispondere il Pd. Il problema non è con Italia Viva».  

Cosa pensa del sostegno a Stefano Bonaccini, governatore uscente ricandidato dal Pd? «Ha governato bene. Io passo gran parte del mio tempo a Roma, e quando torno in Emilia Romagna e a Bologna mi sembra di arrivare in Svizzera. Il salto di qualità è quello».

Bonaccini promosso a pieni voti? «Ha fatto bene, molto bene. Ma si può fare sempre meglio, si può dare di più. Ce lo insegnano ogni giorno gli imprenditori e i lavoratori della nostra regione. Certo, Bonaccini dovrà sapere individuare le energie che gli consentano di fare meglio».  

Nel marzo prossimo scade il suo incarico a Palazzo Chigi. Che programmi ha? «Mi piace una frase del Talmud: ‘tutto è possibile, ma non tutto accade’».  

Continuerà il suo impegno in politica? «Ciò che conta è non stare fermi. C’è un mondo intero nel mio orizzonte».

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