Bologna, premio Mascagni, alla Tramec qualità e velocità nel servizio / VIDEO

Il successo dell'azienda di riduttori di Calderara nel racconto dei fondatori

I fondatori, da sinistra Leo Girotti (ad) e Stefano Domenichini (presidente)

I fondatori, da sinistra Leo Girotti (ad) e Stefano Domenichini (presidente)

Bologna, 6 giugno 2017 - Alla Tramec di Calderara, azienda di riduttori, il tempo conta eccome. Tempo di reazione e di consegna degli ordini, soprattutto. "È la velocità – spiegano anzi con orgoglio i due fondatori, Stefano Domenichini (presidente) e Leo Girotti (ad) – che ci contraddistingue nel nostro settore". Poi c’è il tempo della vita aziendale che la Storia, raccontano, ha scandito per decadi.

Domenichini e Girotti, in che senso?

"Le cose più importanti, da noi sono avvenute ogni dieci anni. Nel 1986 siamo nati, staccandoci dall’azienda nella quale entrambi eravamo cresciuti e accettando l’avventura di metterci in proprio. Nel 1996 ci siamo trasferitinello stabilimento in cui siamo ora, e questo è coinciso con uno sviluppo importante. Nel 2006-2007 abbiamo raggiunto il nostro record di fatturati...".

Sembrava un sogno e poi...

"Con la crisi abbiamo perso il 40% del fatturato. Per fortuna però avevamo appena realizzato investimenti tecnologici che si sono rivelati cruciali per crescere in tempi di crisi. È iniziata una lenta risalita per tornare ai livelli di partenza e magari superarli".

Ci siete riusciti?

"Due anni fa (quasi 10 anni dopo...), abbiamo finalmente raggiunto e superato il record di vendite pre-crisi".

Cos’è cambiato nel frattempo?

"Oggi tutto va più veloce: gli ordini, la nostra capacità di reazione, di produzione, di consegna. Poi il servizio: è sempre più importante offrire macchine altamente personalizzate, all’avanguardia, e offrire ai clienti un servizio chiavi in mano che dura negli anni".

I cambiamenti, si diceva.

"Abbiamo ampliato sempre più la gamma: dai primi riduttori di velocità ortogonali, oggi riusciamo a offrire pressoché tutti i tipi di motori".

Chi li compra?

«Tutti, in tutto il mondo. Non c’è un settore peculiare di utilizzo: le macchine, a prescindere di cosa producano, devono girare. Questa varietà ha fatto sì che il mercato dei motoriduttori non soccombesse alla crisi».

Cosa non può mancare in un’azienda come la vostra?

«L’innovazione tecnologica. I motori devono essere migliori e personalizzati. Soprattutto all’estero, la concorrenza si vince su questi due campi».

Per concorrenza estera intende anche quella cinese?

«Non solo, visto che vendiamo anche in Germania, in casa dei colossi».

Come si fa?

«Abbiamo superato la diffidenza di quello e altri mercati maturi acquisendo aziende locali già esistenti o creando filiali con personale del luogo».

Hanno mai tentato di comprarvi?

«Succede. Ma perché vendere?».

Per crescere, esternalizzando.

«Non abbiamo mai ceduto. Tutte le nostre produzioni sono interne. La qualità non si delega, e non si improvvisa».

Chi lavora con voi?

«Tecnici e ingegneri meccanici, che ci prestiamo a formare, piuttosto che rubare alla concorrenza. Il problema è trovarli: abbiamo una posizione aperta da gennaio».