Bologna, 5 dicembre 2013 - PRIMA la passione per la cucina, poi la sua cucina che va in tv e le ricette di famiglia che finiscono in un libro. Infine la famiglia protagonista di una una nuova trasmissione e poi catapultata nel realismo di un vero ristorante. Altro che Masterchef. Cinquanta coperti da fare con cura quattro volte alla settimana sono la verità portata in tavola su tovaglie di lino grezzo, con gentilezza e serietà. Vito, al secolo Stefano Bicocchi, sembra aver girato attorno alla faccenda, il suo apprendistato è durato tanto, ma alla fine, a gennaio, nascerà ‘Vito’, trattoria nel cuore della sua San Giovanni in Persiceto (dove è nato 56 anni fa), che ha farcito col suo mondo. In quella piazzetta Betlemme che il pittore-scenografo Gino Pellegrini negli anni Ottanta iniziò ad affrescare. E, tocco speciale, all’interno di una ex rimessa per i cavalli dei birocciai del paese, esaltata con uno stile elegante ma amorevole che si esprime attraverso molti dettagli: dalle zuppiere per i tortellini scovate nei mercatini o dagli antiquari ai tavoli allungabili coi piedi a cipolla, dalle luci appese alle travi fino agli attaccapanni e alle seggioline di paglia. Da ‘Vito’ si respira la semplicità rigorosa e si mangia la tradizione di qualità, dal giovedì al sabato di sera e la domenica a pranzo.

Tra prove continue, spettacoli, impegni televisivi come le è venuto in mente di aprire anche un ristorante?
«La proposta è arrivata dagli amici Paolo e Gianna Manzini, proprietari del posto. Da tempo me lo volevano far vedere, ma io non trovavo mai il tempo. Poi è arrivato il momento giusto. Tutto il resto, ovvero le idee, le avevo già. Ho frequentato così tanti ristoranti, trattorie e osterie, posti fighetti e borazzi... Ho tirato le somme ed è nato ‘Vito’, con l’insegna dipinta da Gino Pellegrini».
Quale sarà la squadra?
«Lorenzo, mio nipote ventenne e talentuoso, in cucina con mio padre Roberto, che lo assisterà tutti i giorni per aiutarlo ad affinare il mestiere. Poi Paolo e Gianna, gestori con mia nipote Carlotta che verrà qui a fare uno stage e insegnerà loro l’arte del servire. Io ci sarò sempre quando gli spettacoli non mi terranno lontano, e quando il locale è chiuso farò esperimenti in cucina».
Qual è lo stile della trattoria?
«Formalmente non ci interessa fare qualcosa di ingessato e fighetto, ma vogliamo un posto elegante dove ci si senta a proprio agio, con il servizio cortese e rilassato, l’apparecchiatura elegante e ricercata e l’atmosfera semplice che non metta a disagio».
Come sarà il menu?
«Proporrà la cucina di casa mia, quella che passa sul Gambero Rosso ogni giovedì alle 21,30. Quindi tortellini, lasagne, cannelloni, tagliatelle al ragù, gramigna con salsiccia, pasta e fagioli, zuppa di verdura. Secondi classici come pollo alla cacciatora, cotoletta alla bolognese, galantina di pollo, polpettone. Vogliamo iniziare con poche ma eccellenti cose della nostra tradizione e poi, semmai più avanti, espanderci con altre ricette».
Un’occhiata ai prezzi...
«Ipotizziamo che dall’antipasto al dolce con vino e grappa il conto possa arrivare a 45 euro».
Gli appassionati di cucina avranno due ‘Vito’ come meta, uno in città e uno in provincia...
«Sì, ma le nostre cucine sono così diverse e San Giovanni in Persiceto ha così tanto da offrire. È la meta per un piccolo viaggio e d’estate ci saranno anche i tavolini fuori in questa deliziosa piazzetta che Coop Adriatica restaurerà dalla prossima primavera proponendo anche un restyling dell’illuminazione».

di Benedetta Cucci