Pillolo, i test a Bologna. Un gel per la contraccezione maschile

Avviata all’ospedale Sant’Orsola la sperimentazione. Il prodotto si spalma sulle braccia

La professoressa Maria Cristina Meriggiola con la sua équipe, al femminile (foto Schicchi)

La professoressa Maria Cristina Meriggiola con la sua équipe, al femminile (foto Schicchi)

Bologna, 29 settembre 2019 - Avviata al Sant’Orsola la sperimentazione di un nuovo contraccettivo ormonale maschile: un gel che gli uomini devono spalmare ogni giorno sulla parte alta delle braccia. Al ‘progetto pillolo’, si chiama così anche se non si tratta di pastiglie, per ora sono state arruolate quattro coppie, mentre altre due sono sottoposte in questi giorni agli esami di screening. È previsto un rimborso spese. L’obiettivo dell’équipe guidata dalla professoressa Maria Cristina Meriggiola è di arrivare a cinquanta coppie. Il Policlinico è entrato in uno studio internazionale a cui partecipano altri otto centri, tre negli Stati Uniti, di cui uno in California, uno nel Kansas e un altro a Washington; uno a Santiago del Cile; uno a Nairobi, in Kenya; uno a Stoccolma, in Svezia; due nel Regno Unito, a Edimburgo e a Manchester. Il gel è stato studiato negli Stati Uniti dal Clinical trial network del National institute of child health and human development, che ha promosso lo studio, in collaborazione con il Population council.

Come funziona il gel contraccettivo maschile? «Abbattendo la produzione di spermatozoi, ma al termine del trattamento si avrà una completa reversibilità», risponde Maria Cristina Meriggiola, che guida il gruppo di ricercatori – tutte donne – del Dipartimento di scienze mediche e chirurgiche dell’Alma Mater nell’unità operativa della Ginecologia e fisiopatologia della riproduzione umana del Sant’Orsola.

Gli uomini hanno dei timori verso il ‘progetto pillolo’, come è stato chiamata la sperimentazione? «Chiedono di essere rassicurati sulla funzione sessuale. Noi partiamo dalla composizione del gel, che contiene testosterone e un progestinico chiamato Nestorone, e poi spieghiamo che proprio la presenza del testosterone, l’ormone maschile, permette il mantenimento delle funzioni fisiologiche maschili, compresa quella sessuale».

Quante coppie sono state finora arruolate? «Quattro hanno già iniziato la sperimentazione, mentre altre due sono nella fase iniziale e si stanno sottoponendo ai primi esami, a partire dalla misurazione degli spermatozoi. È bene che la donna abbia un ciclo regolare. La sperimentazione prevede per ogni centro il coinvolgimento di 50 coppie».

Quali sono i requisiti richiesti? «Le coppie da reclutare devono essere in buona salute e composte da un uomo tra i 18 e i 50 anni e una donna tra i 18 e i 34 anni. Lo studio è stato approvato dal Comitato etico dell’Azienda ospedaliero-universitaria. Gli interessati possono scrivere all’indirizzo mail progetto.pillolo@gmail.com».

Il progetto pillolo rivoluzionerà il mondo della contraccezione e della pianificazione familiare? «Notiamo non solo che molte donne non sono favorevoli all’uso della pillola, oppure non possono prenderla per motivi di salute, ma anche che in tanti uomini si sta facendo strada desiderio di partecipare attivamente alla pianificazione familiare. Questa è la risposta della scienza: lo studio ha lo scopo di dimostrare l’efficacia, la sicurezza e l’accettabilità del gel durante un anno, purché venga usato come unico metodo contraccettivo. Faremo gol se offriremo una buona protezione contraccettiva».

I primi studi sul gel dove sono stati portati avanti? «Il gel è stato studiato negli Stati Uniti dal Clinical trial network del National institute of child health and human development (Nichd), che ha promosso lo studio, in collaborazione con il Population council, un’agenzia che fa ricerca. Non è a scopo di lucro. Se funziona, allora sarà venduto il brevetto alle case farmaceutiche».

Quali sono gli altri centri che partecipano alla sperimentazione? «Sono otto, tre negli Stati Uniti, di cui uno in California, uno nel Kansas e un altro a Washington; poi uno a Santiago del Cile; uno a Nairobi, in Kenya; uno a Stoccolma, in Svezia; due nel Regno Unito, a Edimburgo e a Manchester».

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