Bologna, 13 aprile 2011 - Paolo Billi, il regista dello spettacolo La verità salvata da una menzogna, frutto di un seminario all’interno del carcere della Dozza e annullato per la fuga di un detenuto venerdì scorso, spera che la cancellazione del debutto di domani sera all’Arena del Sole sia temporanea. E che comunque l’allestimento possa andare in scena a fine maggio (ovviamente con un altro protagonista, visto che Giulio Santoro, condannato per duplice omicidio, è sparito nel nulla), dopo l’inevitabile pausa di riflessione annunciata dal provveditore regionale del dipartimento di amministrazione penitenziale Nello Cesari.

Ma il Tribunale di Sorveglianza ha rigettato proprio ieri tutte le proposte di lavoro esterno per il teatro, revocando anche l’autorizzazione "al volontario incaricato di lavorare all’interno della Dozza". E poiché il provvedimento di revoca è un decreto depositato non impugnabile, il buon senso suggerisce che la partita sia temporaneamente chiusa. Nonostante l’impegno che in queste ore stanno profondendo la Provincia (che al progetto ‘Esperimento di teatro’ alla Dozza contribuisce con 20mila euro annui) e il Garante dei diritti della persona. Il direttore della Dozza Ione Toccafondi è meno pessimista: "Quello che è successo ci ha colpito molto, ma non vogliamo bloccare i progetti. L’attività continuerà, anche se non so quando e in quale formula». Il che potrebbe significare la ripresa in futuro di un lavoro interno al carcere, senza alcun affaccio esterno. «E’ ingiusto che il tradimento di uno venga pagato da tutti", dice Billi.

Che sull’accaduto tiene a precisare alcune cose per contestare l’accusa di leggerezza. "Giulio Santoro — racconta— usciva con regolare permesso dal 2007 e ha partecipato con me in questi anni ad almeno altri quattro appuntamenti esterni. Quest’anno i detenuti scelti per partecipare allo spettacolo erano inizialmente una decina, tutti in possesso dei requisiti richiesti dall’articolo 21. Un mese fa, dopo una lunga istruttoria, ci è stato comunicato che solo sei sarebbero potuti uscire. Tutto si è svolto in modo puntuale e rigoroso: un incidente di percorso non può compromettere tutto". 

Fino a venderdì scorso all’interno della Dozza (1200 carcerati) lavoravano tre operatori: il Teatro del Pratello di Paolo Billi nella sezione penale, le Città Invisibili nella sezione femminile e il Gruppo Elettrogeno in quelle giudiziaria e penale. Era appunto impegnato in un’installazione dell’Elettrogeno al Dms di via Azzo Gardino il detenuto fuggito. Che, forte di una militanza teatrale di ormai quattro anni, ricopriva anche il ruolo di protagonista nello spettacolo di Billi ispirato a Dostoevskij. Adesso il regista ripensa all’accaduto: "A inizio e fine prove ci si salutava tutti stringendoci la mano. Ma giovedì scorso, all’ultima prova, Giulio non mi ha dato la mano".