Bologna, 28 dicembre 2012 - Un disco da realizzare insieme e dedicato ai bambini. Lo chiede a Lorenzo Jovanotti la cantante bolognese Cristina D’Avena che quest’anno festeggia 30 anni di carriera. "Ti prego-dice all’Adnkronos- facciamo un pezzo insieme! Dedichiamolo all’amore o ai bambini!". Secondo la cantante, l’artista romano sarebbe perfetto nel parlare di sentimenti che coinvolgono i minori: "E' fantastico, una persona sensibilissima...con tanto da dire e da dare. è molto vicino al mio mondo. Lo adoro. L’ho conosciuto negli anni 80, quando anche lui iniziava. Quanto mi piacerebbe collaborare con lui!". E gli lancia un vero e proprio appello: "Te lo dico proprio in modo diretto: voglio cantare con te!".

 

Nell’attesa di una risposta di Jovanotti, la D’Avena rende omaggio a un altro artista italiano, Lucio Dalla, con una cover contenuta nel suo ultimo lavoro appena uscito ‘30 e poi... Parte primà per festeggiare una carriera che attraversa tre decenni. "Sono sempre stata molto legata a quest’artista -spiega- che è mio concittadino e alle sue canzoni del quale m’innamoravo da adolescente.Non eravamo amici stretti, ma c’incontravano spesso a Bologna. Gli ho chiesto più volte di scrivere un pezzo per me, ma purtroppo era sempre impegnatissimo. Lo reputo un artista incredibile ed umilissimo.Se chiedi di lui a Bologna, tutti te ne parlano come di un gran benefattore, che dava da mangiare ai poveri e, più in generale, si dedicava ai bisognosi: straordinario! Così, quando si è trattato di stilare la scaletta del nuovo Cd, ho deciso di cantare un pezzo dedicato a Lucio. Ho scelto L’anno che verrà perchè sapevo che saremmo usciti sotto Natale".
Quanto al contenuto del suo ultimo lavoro sottolinea che "è un triplo Cd che raccoglie i miei maggiori successi degli anni 80, 90 e 2000. è un disco ricco emozioni, che presenta il bellissimo percorso da me iniziato negli anni 80. Nel titolo, la dicitura E poi sta a significare la mia volontà di proseguire".

 

Com’è cambiato il rapporto di Cristina con la musica in questi 30 anni di successi? "In tutti questi anni sono senza dubbio maturata. Prima ero una ragazzina, che al liceo cantava quasi per gioco. Quando si tratto’ di affrontare il provino per cantare la prima sigla, non avevo idea di quante ne avrei cantate in seguito! Davvero pensavo solo una! Poi pero’ le chiamate continuavano, così vennero i Puffi, Kiss Me Licia, Mila e Shiro… Insomma entrai in modo sempre più serio e costante in questo mondo a parte, il mondo colorato e speciale dei cartoni. Adesso per me è un lavoro. Prima era diverso".
Sogna Jovanotti, dunque, e rimpiange i telefilm: "Peccato non aver continuato!, mi sarebbe piaciuto entrare in altri cast...". Il suo pubblico? "Sempre lo stesso, ma i bambini di oggi sono più svegli".

 

Cri Cri, come la chiamano con affetto i suoi fan, è parte dell’immaginario collettivo dei bambini italiani di oggi e di ieri, fin dagli anni 80. L’artista bolognese ha dedicato il proprio percorso artistico all’invenzione ed alla consacrazione di un nuovo genere musicale: la sigla dei cartoni animati. Tra i suoi maggiori successi degli anni ‘80: Kiss Me Licia, la Canzone dei Puffi, Mila e Shiro, Pollon combinaguai, Occhi di Gatto. Negli anni 90 celebri le sigle Robin Hood, Bentornato Topo Gigio, l’Ispettore Gadget, Batman, Sailor Moon. Degli anni 2000 si ricordano Rossana, Hamtaro, Always Pokèmon, All’arrembaggio!, Doraemon.

 

Del contributo dato all’innovazione musicale italiana, Cristina dice: "Ho creato un nuovo genere: la sigla dei cartoni animati. Prima dei miei successi non si parlava proprio di 'sigla'. Adesso ci fanno addirittura le trasmissioni televisive! Penso dunque di aver portato alla musica leggera italiana una ventata di freschezza e novità. Prima nessuno considerava quello della sigla un genere musicale, ora le sigle dei cartoni vengono suonate in discoteca e ci sono tanti gruppi che le cantano".

 

Per la D’Avena tra le più grandi soddisfazioni professionali c’è "L’amore del pubblico che viene prima di tutto: mi dà forza, adrenalina. Mi ama, da sempre. Penso sia perchè sono una persona semplice ed umile. Sono me stessa, sempre e comunque. Far capire questo a coloro che mi amano è importantissimo per me. Mi riempie di gioia il fatto che capiscano il mio vero spirito ed il mio vero carattere. Contraccambiano con amore, con un affetto infinito. Il mio pubblico è composto di persone di tutte le età, dai nonni ai nipoti.
Molti dei miei fan quando m’incontrano mi saltano al collo e mi dicono ‘Grazie!, perchè senza di te la mia infanzia non sarebbe stata così come è statà. Questo per me è fondamentale. Mi emoziona tanto. E' importante per un artista entrare nel cuore delle persone".

 

Gran parte dei cartoni animati di cui Cristina ha cantato le sigle è made in Japan: l’arte nipponica ha influenzato il modo di lavorare dell’artista bolognese? "In realtà no, anzi: certe volte le sigle che cantavo erano così diverse dalle originali, o dai temi del cartone, che alcuni fan se ne lamentavano con me, pensando a torto che fossi stata io a cambiarne i contenuti o modificarne la sostanza, mentre, com’è ovvio, era opera dei maestri e dei compositorì’. Dunque le sigle erano indipendenti dalla versione originale; "Sì, ogni sigla aveva vita a sè e di frequente è capitato che musica e testi fossero cambiati dalle case discografiche, le quali li adattavano al mercato italiano".

 

Tra gli artisti con cui ha collaborato, la D’Avena ricorda "Il figlio di Mina, Massimiliano Pani che è fantastico: mi ha scritto alcuni pezzi, come ad esempio la bellissima Prendi il mondo e vai. Un ragazzo straordinario! Ho lavorato anche con Piero Cassano, che mi ha scritto alcune sigle di Sailor Moon. è una persona spumeggiante, piena di vita! Poi c’è il grande Gianfranco Fasano, che mi ha scritto Rossana, pezzo amatissimo dal pubblico e con cui apro di solito i miei concerti. Proprio per la sigla di Rossana, oltre che per altre, ho collaborato col bravissimo Giorgio Vannì"

 

Quanto alle differenze tra i gusti dei bambini degli anni 80 e quelli degli anni 90 e quelli degli anni 2000 la cantante ritiene che "quelli degli anni 80 e anche quelli miei coetanei erano forse un po’ meno pronti di riflessi, mentre quelli di oggi sono molto svegli, oltre che ‘tecnologicì. Per quanto riguarda la sensibilità, credo sia rimasta la stessa. Ciò  che è cambiato è il rapporto del bimbo con la società ed il mondo. Noi, i miei coetanei ed io, non usavamo computer e telefonini.
E sul futuro delle sigle dei cartoni animati dice: " I maestri che si sono succeduti hanno sempre cercato di lasciare un segno quando scrivevano le sigle dei cartoni. Basarsi solo sulla moda non è giusto, perchè quello della sigla deve rimanere un genere semplice: strofa, ritornello, strofa, ritornello, strofa e ritornello ripetuto.La sigla non è una canzone pop, dev’essere semplice, entrare dentro! Per questo occorre che sia super-orecchiabile, semplice ed immediata. Se è troppo elaborata, allora è una canzone pop".