Bologna, 7 maggio 2013 - SARÀ un’invasione fragile ma potentissima al tempo stesso. Sottile carta stampata o intagliata, sensibile agli agenti atmosferici e alle azioni delle persone, confezionerà la nostra città da giovedì a sabato, in occasione di Cheap-Street Poster Art Festival, trasformandola in un museo a cielo aperto che unisce le distanze culturali e sociali (guarda le foto).
Protagonisti di questa pratica sorella dei graffiti, del writing, della stencil art o della paper cut art, sono artisti che realizzano le loro opere su carta proprio per essere affisse sui muri delle città, in particolare quelli degradati e abbandonati all’oblio.
 

ECCO quindi un nuovo festival, della serie che forse ci esalta di più, perché propone una visione dell’arte contemporanea attraverso una ricerca poco conosciuta a Bologna e allo stesso tempo ci rende cittadini-turisti nei nostri spazi urbani, che assumono un nuovo significato o che addirittura ci troviamo a scoprire per la prima volta. Andremo, mappa interattiva alla mano, in giro per quattro quartieri — Porto, Navile, San Donato e San Vitale — dove sono stati affissi (con wheatpaste, speciale colla vegetale) i lavori site specific dei cinque ospiti specialiSten & Lex (alla biblioteca Luigi Spina in via Casini 5), BR1 (in via Stalingrado 44), MP5 (mura dell’autostazione di viale Masini), AK (mura della scuola primaria Romagnoli in via Panzini 5) e UNO (via Bovi Campeggi), nomi già attivi da anni nel panorama italiano ed europeo — e le opere dei 125 artisti (anche iraniani e israeliani) selezionati dall’associazione culturale Elastico e dal Tpo.

A corollario degli interventi a cielo aperto, sono invece state pensate undici mostre dedicate alla produzione nella poster art, che coinvolgono altrettante realtà cittadine indipendenti di cui fanno parte anche un’agenzia di comunicazione, un bar e un vivaio urbano, giusto per sottolineare la diffusione di spazi espositivi in luoghi meno consueti all’arte.
 

A ELASTICO in via Porta Nova 12, ad esempio, sarà visibile dal 10 maggio la mostra di serigrafie stampate a mano su carta di collage (numerate e firmate) del “papà” della poster street art, quel Shepard Fairey emerso dalla scena skater americana, che si è fatto conoscere per una delle prime campagne di marketing virale realizzata a fine anni ottanta attraverso stickers del wrestler Andrè The Giant, poi sostituito, per problemi legali, da un volto stilizzato con il messaggio “Obey”, chiara parodia della propaganda politica e critica al mondo dell’arte. Da celebrità dell’ underground, Fairey detto “Obey” , si è elevato ad artista overground quando nel 2008 ha stampato il poster di Barack Obama con la scritta “Hope” che ha fatto il giro del mondo. Alla sede delle Comunicattive in via Sant’Isaia 24, invece, mostra dello studio Bomboland e a Leggere Strutture in via Ferrarese 169/a “Faces and Phases” di Zanele Muholi.

Benedetta Cucci