Beppe Caschetto: "Quel film, una scommessa"

Il produttore ha ricevuto il premio ’Gino Agostini’. Dagli esordi del ’99 al nuovo lavoro di Bellocchio

Beppe Caschetto, bolognese, manager e produttore cinematografico

Beppe Caschetto, bolognese, manager e produttore cinematografico

Bologna, 12 ottobre 2021 - Schivo, una lentezza garbata nel parlare e ringraziare. Beppe Caschetto , classe 1957, è il manager televisivo più noto d’Italia, ma il suo esordio è stato come produttore cinematografico nella sua Bologna, professione che continua a fare con passione: tra i prossimi titoli in cantiere ’La Conversione’ di Marco Bellocchio , in uscita a metà 2022 e una serie tv molto importante che Caschetto vorrebbe "orgogliosamente girare a Bologna", avvalendosi degli Studios e dell’esterno della città.

Il premio ’Gino Agostini’ (dedicato all’audace produttore, distributore e fondatore di Circuito Cinema Bologna) che gli è stato conferito domenica mattina al Lumière dal neo sindaco Matteo Lepore e dal direttore della Cineteca Gian Luca Farinelli, alla presenza della figlia Gina e di Elena Roda, responsabile marketing di Circuito, racconta di un bolognese che ha avuto la pazza idea, nel 1999, di fare un film sotto le Due Torri: ’ E allora mambo!" Lucio Pellegrini , quanto di più lontano ci potesse essere dall’industria cinematografica, allora solo romana. In questi 22 anni la nostra città è diventata invece un polo importante della settima arte e si parla addirittura di un futuro patto tra i nostri Studios della Fiera e Cinecittà.  

Caschetto, lei ha prodotto il suo primo film attorno ai 40 anni. Prima che faceva? "Ero direttore della mensa universitaria negli anni caldi della protesta. Una professione difficilissima che mi ha formato più di ogni altra cosa. In quel momento le tensioni giovanili si scaricavano in un luogo che era necessariamente il più fragile e fruibile, la mensa universitaria. Era complesso lavorare... ma non ho mai dato un giudizio di valore sulla protesta degli studenti, il mio ruolo era quello di fare e fare bene. Non ho mai ragionato sul ’faccio questo perché mi conviene’, anche se il lavoro metteva a dura prova. Se ragioni così rischi di non fare mai nulla o fare male. L’idea è avere l’orgoglio di sapere che hai fatto bene, prima o poi gli altri te lo riconosceranno". Come è arrivato a pensare che si potesse fare un film a Bologna nel 1999? "La sera, quando finivo di lavorare avevo dentro una sensazione di vuoto, perché quegli anni sono stati complessi, poi passavo davanti all’Odeon che avevo eletto come punto di confine tra quel vuoto e la città e pensavo che al di là di quelle vetrine ci fosse una città che viveva. Una sera vidi ’Ovosodo’ scritto benissimo da Francesco Bruni. In quel periodo venne da me Fabio Bonifacci che era un amico di Bruni e io capii che non c’era così tanta distanza tra il cinema che vedevamo e quello che potevamo fare. Se Bonifacci era amico di Bruni, significava che Bruni non era così lontano". E lei riunì un gruppo di giovani talentuosi… "’E allora mambo!’ fu un esodio collettivo, con la prima volta di Lucio Pellegrini alla regia, Fabio Bonifacci alla sceneggiatura, Luca e Paolo come attori assieme alla Litizzetto, io come produttore. Allestimmo il film al teatro delle Celebrazioni, negli scantinati, perché volevamo solo energie bolognesi". Fu subito un successo? "No. Il film uscì di venerdì al cinema Saffi e con mia moglie sin dal primo giorno andammo a vedere quanta gente entrava e quanta ne usciva contenta. Il primo weekend non entrò nessuno, il martedì dopo 4 persone. Per farla breve dopo una decina di giorni le cose iniziarono a muoversi e il film rimase in sala 11 settimane. Io chiamavo ogni giorno tutte le sale italiane di cui avevo il numero e una sera, un cinema romano mi disse che l’incasso era di due milioni. Ho sempre pensato che non avrei mai voluto emigrare in un’altra città per fare il cinema e alla fine ce l’ho fatta, contro tutti i pronostici. Bologna, oggi, ha una capacità di inclusione produttiva molto forte e lo si deve anche a Gian Luca Farinelli, non c’è dubbio".  

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