Bologna, 6 novembre 2020 – Cesare Cremonini, in questo libro, si racconta e lo fa invitando i lettori ad abbandonarsi al suo mondo, per fare in modo che in esso si riconoscano anche loro. “Questo libro non cercherà di raccontare le mie diversità, ciò che mi rende unico per i dolori vissuti o per le fortune e i successi. Al contrario. Questo libro è nato, come tutte le mie canzoni, per far incontrare, e stringersi in un abbraccio, la mia storia con le storie di chi vi entra o ci passa accanto per caso”.
Cremonini, classe 1980, bolognese, ha esordito non ancora maggiorenne ed è diventato il cantautore che tutti conosciamo per le sue canzoni che sono entrate nell'immaginario collettivo.
Le canzoni, infatti, sono il filo conduttore di “Let them talk. Ogni canzone è una storia”, ma non solo. Ognuna è chiave di una parte del mondo dell'artista. Fatto di attrazione verso il lato poetico della vita, di curiosità per l’ignoto, ma anche di perdite e sogni ritrovati, di libri, film per spiegarci che l’arte è una sola e ci ricorda chi siamo: “Io non sono soltanto un cantante. Questa parola di cui si abusa mi rappresenta solo in parte. Sono un uomo, e se oltre a un uomo sono davvero un artista, questo fa un artista: getta su un foglio quel che percepisce come imminente, senza sapere quando e per chi accadrà”.
Un libro, dunque, per rivelare anche il lato oscuro, quello che non si vuole mostrare, né far conoscere.
Figlio di un medico e di un’insegnante di lettere, è cresciuto in una famiglia che era indifferente alla musica. “Sono stato un figlio che sfuggiva alle regole borghesi della famiglia pur assimilandone i comandamenti, per nulla impaurito dall’idea della fuga verso il mondo esterno, anzi attratto dagli sguardi degli altri. Un figlio che scriveva in continuazione, recitava, ballava, inventava [...]”.
Oggi, a quarant’anni, Cesare Cremonini è una star e sullo sfondo di questo racconto non possono mancare i colli bolognesi o le strade segrete di un'Emilia-Romagna, terra anche di Aldo Drudi, il designer della copertina di “Let them talk”. A chiudere il libro una postfazione dello scrittore e critico musicale, Michele Monina, che ha anche curato l'edizione edita da Mondadori.
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