Bologna, il cinema dentro il carcere della Dozza apre in primavera

Hera rinnova la sala polivalente del carcere: 200 posti, schermo fisso. E a ottobre torna il festival 'Cinevasioni'

Da sinistra, Matteo Lepore, Giusella Finocchiaro, Angelita Fiore e Claudia Clementi alla presentazione di ‘Cinevasioni’

Da sinistra, Matteo Lepore, Giusella Finocchiaro, Angelita Fiore e Claudia Clementi alla presentazione di ‘Cinevasioni’

Bologna, 16 gennaio 2019 - Facciamo  in modo di dar torto a Steinbeck. Specialmente quando l’autore americano di ‘Furore’ e di ‘Uomini e topi’ (anni ’30) avverte che «c’è una cosa che in prigione s’impara... pensare all’oggi, al domani, tutt’al più alla partita di football del sabato; ma mai più in là. Prendere il mondo come viene». Alla casa circondariale della Dozza, intitolata al giovane agente di custodia Rocco D’Amato, mortalmente accoltellato il 13 maggio del 1983 nella vecchia prigione di San Giovanni in Monte, si leggono altri libri e si cercano prospettive meno desolanti. «Pareva che dopo due edizioni, quest’anno dovessimo rinunciare al festival Cinevasioni, una manifestazione ormai insostituibile per noi», spiegava ieri la direttrice Claudia Clementi. «Ma con il patrocinio del Comune, con l’aiuto determinante della Fondazione del Monte e di altri sostenitori come Hera, Legacoop e Rai Cinema, ce l’abbiamo fatta. Cosa che sarebbe stata impossibile senza la piena collaborazione dei volontari, del personale della casa e degli stessi detenuti».

Così, dunque, a ottobre andrà in scena la terza edizione rivisitata del festival: lungometraggi superiori ai 50 minuti, giuria composta dalle persone ristrette (la metà delle oltre 700 sono straniere) formate dal corso interno ‘Cinevisioni scuola’. Attenzione: non film sul carcere, ma documentari o fiction che giungono in carcere direttamente dalla normale stagione di sala 2018-19. E’ stata la stessa Giusella Finocchiaro, seduta accanto all’assessore Lepore, a tracciare la linea: «Abbiamo appoggiato il festival fin dall’inizio. Solo attraverso la cultura e il suo linguaggio si realizza il recupero del detenuto previsto dalla Costituzione. Inoltre, l’impegno solidaristico risulta anche conveniente per la comunità. I dati ci dicono che più si diffonde la cultura in una struttura carceraria e più diminuiscono i casi di recidiva».

Il festival, si sa, è figlio della dedizione al tema del giornalista Filippo Vendemmiati (suo il documentario ‘E’ stato morto un ragazzo’, sulla tragica fine del giovane ferrarese Federico Aldrovandi). Ma ora Cinevasioni è diventata una associazione destinata a fare rete con le altre case circondariali: la presiede Angelita Fiore e tra i suoi componenti non poteva mancare Vendemmiati.

Prima dell’inizio del festival, a primavera, sarà la volta di una novità assoluta: la creazione, all’interno del carcere, di una sala cinema - ristrutturando la polivalente attuale - perfettamente attrezzata (grazie a Hera) 200 posti a sedere, acustica sofisticata, schermo di ultima generazione. Sognando che qui possano venir programmati i titoli di primissima visione e che sia ammesso anche l’ingresso del pubblico. «Ci sono dei paletti da rispettare», osservava la direttrice, «ma crediamo molto nell’apertura a una città e a un territorio ricchissimi di occasioni culturali». E a chi chiedeva se in carcere si proietterà mai il film di Alessio Cremonini sulla morte di Stefano Cucchi, Clementi ha rivelato che i detenuti l’hanno già richiesto, che lei stessa ha chiesto lumi ai suoi superiori e che se si potrà fare la visione dovrà essere accompagnata da un profondo lavoro di guida e di orientamento. «Apri di più il tuo cuore, non sei prigioniero. Sei un uccello che vola nel cielo alla ricerca di sogni». E questo non è il bistrattato Steinbeck ma Haruki Murakami. Se non è troppo enfatico per sognare, visto lo stato di tanti istituti italiani.

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