Claudio Abbado, la figlia: "Mio padre mi ha abituato alle sfide"

Domenica 20, nel quinto anniversario della morte del Maestro, l'associazione Mozart 14 presiediuta dalla figlia Alessandra ha organizzato al Manzoni il concerto 'Grazie Claudio!' diretto da Ezio Bosso

Prove del concerto diretto da Ezio Bosso per Claudio Abbado (FotoSchicchi)

Prove del concerto diretto da Ezio Bosso per Claudio Abbado (FotoSchicchi)

Bologna, 19 gennaio 2019 - La corsa a un posto per la prova generale (domenica alle 11) del concerto ‘Grazie Claudio!’, organizzato dall'associazione Mozart 14 presieduta dalla figlia Alessandra Abbado, delle 18 al Manzoni (sold out) è stata tale da indurre i promotori ad ampliare l’offerta di biglietti mettendo a disposizione altri 400 ingressi per la prima galleria del Manzoni. La vendita sul circuito Viva Ticket. Un altro elemento che conferma l’attesa e l’amore che ancora legano Bologna al maestro che ha scelto di vivere gli ultimi 13 anni di vita proprio in città, nella casa di piazza Santo Stefano dove furono anche celebrati i funerali.

Ma tutta Italia domani ricorda la sua scomparsa. Milano, che gli diede i natali nel 1933, riporta in scena ‘La Cenerentola’, uno dei titoli fondamentali del suo repertorio, nell’allestimento di Ponnelle che lui diresse nel 1973. Al Manzoni, invece, Ezio Bosso dirigerà un’orchestra formata in massima parte da strumentisti provenienti dai complessi sinfonici fondati o diretti da Abbado. 

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Di quel gennaio di cinque anni fa il ricordo più vivido è la vicinanza manifestata da tanti cittadini e amici di Claudio (lei lo chiama così, per nome). «Nel senso di gratitudine per quello che aveva fatto ed è stata una grande consolazione». Alessandra Abbado che ora presiede l’associazione Mozart 14 che dal 2014 porta avanti il verbo del padre sul fronte sociale e della solidarietà, ha lavorato praticamente sempre al suo fianco, fin dal 1989 quando il maestro fu l’artefice della rinascita musicale di Ferrara, divenuta poi sede delle sue creature Chamber Orchestra of Europe, Mahler Chamber Orchestra e la European Union Youth Orchestra che è ancora residente nella città estense dove compie trent’anni l’istituzione che supportò tutte queste operazioni, Ferrara Musica. Ma gli ultimi tredici anni della sua vita, Abbado li ha trascorsi a Bologna dove ci ha lasciato il 20 gennaio del 2014 e dove resta il cuore del suo impegno.

Nel tempo il vuoto che aspetto ha assunto?

«Quello della volontà di voler continuare la sua opera concretamente, come ci ha insegnato lui. Quindi l’impegno a non far morire il coro Papageno del carcere e la musicoterapia in pediatria. E con i miei fratelli abbiamo affrontato l’enorme lavoro di catalogazione e riordino dei materiali confluiti nella Fondazione Abbado di Berlino».

Non c’è una punta di rammarico nel non essere riusciti a mantenere un tale patrimonio a Bologna?

«Sì, però almeno abbiamo trovato una città europea come Berlino che ci ha accolti in una sede idonea con la promessa di custodire per sempre una mole così grande di materiale. Parliamo di 1770 partiture, più libri, nastri, video, lettere, fotografie».

Con Bologna ci furono abboccamenti?

«Se ne parlò all’epoca con l’assessore Ronchi che aveva individuato o l’Archiginnasio o il Museo della Musica, ma poi la cosa finì. Abbiamo fatto indagini anche in altre parti d’Italia, ma nessuna proposta ci è risultata adeguata. Claudio sarebbe stato comunque contento di continuare a vivere con i suoi lasciti a Berlino per gli anni che trascorse là con i Berliner e anche per il fatto che la biblioteca di Stato ha ben 18 archivisti dedicati solo alla sezione musica».

Noi conosciamo l’Abbado pubblico, nel privato che persona era?

«Simpatico, estremamente normale, non ha mai portato a casa i suoi trionfi di scena, ma studiava indefessamente, convinto che senza approfondimento non si potesse andare da nessuna parte. Poi era sempre propenso alle grandi sfide che, parimenti, lanciava e riceveva. Usava dire: ‘Se una cosa è giusta si fa’. Lavorando insieme, tutto ciò era molto stimolante».

Quali sono quelle che le ha lanciato e che ha vinto?

«Per esempio allestire la mostra che ora è a Ferrara sul ‘Viaggio a Reims’, decisa in due settimane. O coinvolgere Renzo Piano nella costruzione di un auditorium all’Aquila o aggiungere un concerto dell’orchestra del festival di Lucerna a Ferrara per raccogliere aiuti pro-terremotati».

E l’orchestra Mozart?

«Non è legata a noi ma alla Regia Accademia Filarmonica, ha una sua sede a Lugano, ma ovviamente siamo contenti delle repliche dei concerti che fanno anche qua».

Quindi il nome Mozart 14 ha una genesi diversa?

«Assolutamente, abbiamo più pensato a quando Mozart aveva 14 anni e sarebbe stato un potenziale paziente di Tamino. Anche i suoi disturbi sarebbero stati curabili con la musicoterapia, ma essendo un genio, se la scriveva da solo».

Tamino e Papageno negli anni hanno figliato...

«Nel ’15 e nel ’17 sono partiti due progetti nuovi. Leporello per il carcere minorile con attività di musicoterapia e song writing che ha già prodotto tre canzoni ascoltabili su YouTube, e Cherubino rivolto a ragazzi sordi della Fondazione Gualandi di via Nosadella».

Ritenete che la sua memoria sia stata sufficientemente mantenuta viva?

«C’è stata una bellissima mostra fotografica a Firenze nel 2015 organizzata dal Maggio, corredata anche da uno stupendo catalogo Contrasto, che però non ha potuto circuitare. E questo è un rimpianto perché le foto sono un mezzo che avvicina anche un pubblico di non addetti ai lavori».

E Bologna?

«Questo concerto è arrivato al momento giusto, evidentemente, perchè la città ha accettato la nostra proposta, come dimostra anche la generosità degli sponsor che ci affiancano. E comunque Merola venne anche in Vaticano quando fummo accolti con il coro Papageno a novembre del ’16, riconoscendo di fatto l’attività del coro in carcere».

La scaletta del concerto com’è stata scelta?

«La Sinfonia dal ‘Barbiere di Siviglia’ perché Claudio studiò tantissimo Rossini negli anni Sessanta, la VII di Beethoven è la sinfonia che ha diretto più spesso e ‘Pierino e il Lupo’ rappresenta una pietra miliare nel percorso d’avvicinamento dei bambini alla musica. Vorremmo che domani alle 11 alla generale ce ne fossero tanti».

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