Coliandro, il fascino dello sfigato. "Piace tanto perché è uno di noi"

Torna su Raidue l’ispettore interpretato da Giampaolo Morelli. Fra i personaggi femminili c’è Iva Zanicchi. La serie è ambientata a Bologna

Giampaolo Morelli (Coliandro) e Claudia Gerini

Giampaolo Morelli (Coliandro) e Claudia Gerini

Milano, 12 novembre 2018 - Giampaolo Morelli, dopodomani lei torna su Raidue, praticamente a furor di popolo, nei panni dell’ispettore Coliandro. Come spiega un simile successo?

«Nella serie si usa un linguaggio vero, c’è un uomo vero. Nonostante i suoi anni resta al passo coi tempi. Molti mi scrivono dicendomi che finalmente c’è un prodotto televisivo che possono guardare insieme con i figli. Coliandro piace a due diverse generazioni, e questo mi riempie di gioia».

Il rapporto di Coliandro con le donne resterà conflittuale? In questa stagione accanto a lei ci saranno Serena Rossi, Claudia Gerini, addirittura Iva Zanicchi. Non ci dica che l’ispettore avrà una storia d’amore con l’aquila di Ligonchio!

«Con Iva ci faccio a botte, le do una testata. Chi l’avrebbe immaginato che un giorno avrei picchiato Iva Zanicchi! Coliandro si fa sempre fregare dalle donne perché, quando ci finisce a letto – e non sempre accade – resta fregato da una sessualità quasi femminile. Ogni volta pensa: stavolta mi innamoro sul serio. Ma, finito il pericolo, queste donne si chiedono: cosa ci faccio con questo qui? E lo mollano. E lui resta da solo a mangiare la pizza surgelata sul divano».

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Lei ha detto che Coliandro è il simbolo dei single.

«L’età dei single sale sempre di più, una volta erano trentenni, adesso sono quarantenni o anche cinquantenni. Il single – anche se spesso si vanta della propria condizione – è sempre un po’ malinconico, perché in fondo è bello condividere anche se è impegnativo. In molti mi scrivono “Io sono Coliandro”, si rivedono nelle sue sfighe quotidiane, litiga con tutti, non riceve mai un premio, una gratificazione».

Come è il suo rapporto con le forze dell’ordine? Ho letto che è un po’ conflittuale...

«Quando vedo un posto di blocco mi sale sempre un po’ di ansia, perché ricordo quando da ragazzo mi sequestravano il motorino perché andavamo in due. Quella paletta in aria mi mette un po’ d’angoscia, come credo a quasi tutti. D’altra parte sia i poliziotti sia i carabinieri e i finanzieri, insomma tutti quelli che lavorano in divisa, mi salutano sempre calorosamente. Hanno premiato Coliandro come poliziotto televisivo più rappresentativo della categoria, perché il mio poliziotto non è l’eroe corrucciato e tutto compreso solo nel lavoro che spesso si vede in altri programmi. È anche uno che cazzeggia, che scherza con i colleghi alla macchinetta del caffè, che sfotte gli altri».

La polizia però non vi ha dato una mano...

«Istituzionalmente no, perché avrebbero dovuto chiedere di correggere la sceneggiatura, non potrebbero approvare, per esempio, il linguaggio di Coliandro».

Cosa succederebbe se Coliandro incontrasse Montalbano?

«Gli direbbe: “Minchia, Montalbano! Tu hai la vita facile, a te va tutto bene nella vita...”».

Parlando della sua città, Napoli, lei ha detto che è facile giudicare dall’esterno, ma bisogna conoscere il contesto per capire cosa è la camorra.

«La forza della camorra sta nel fatto che lo Stato in alcuni posti non protegge il cittadino, non lo tutela. Ci sono territori in cui non esistono altre possibilità. Non voglio difendere la camorra, ci mancherebbe, i camorristi fanno schifo, ma esistono delle realtà in cui non hai scelta».

Tra i suoi film preferiti lei cita “Rocky”. Perché?

«È la grande storia di un perdente che si riscatta e, anche se perde il match finale, vince perché resta in piedi fino all’ultimo. È la storia di tutti noi».

 

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