Concerto Cesare Cremonini Bologna: come nasce un grande show, il dietro le quinte

Una giornata con i tecnici che preparano lo spettacolo all’Unipol Arena "Questo che per voi sembra un gran casino è la prova che tutto deve funzionare"

Bologna 9 novembre 2022 - Caos calmo. L’ossimoro battezzato anni fa dallo scrittore Sandro Veronesi è la prima figura retorica che invade la mente quando si entra nel backstage dell’Unipol Arena. Soprattutto se lo spettacolo che dovrà andare in scena è quello di Cesare Cremonini.

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Cesare Cremonini sul palcoscenico durante il concerto all’Unipol Arena
Cesare Cremonini sul palcoscenico durante il concerto all’Unipol Arena

Le prove audio vanno avanti da tutto il pomeriggio: i bassi fanno tremare ogni parete, gli alti ci fanno pentire di aver dimenticato a casa i tappi per le orecchie. Fasci di luce e laser illuminano a intermittenza ogni angolo della sala. E girovagare qui, in questi oltre 5mila metri quadri, ci fa sentire tremendamente piccoli. Ma è proprio al caotico gioco di suoni e luci che si contrappone la calma dettata dalla competenza di decine di tecnici al lavoro. Una catena di produzione, che passo dopo passo si assicurano che ogni tassello si incastri alla perfezione. E tutto quello che dall’esterno può sembrarci uno sregolato via vai di persone accompagnato da gergo tecnico incomprensibile è in realtà una scaletta precisa e armoniosa che precede la realizzazione di uno spettacolo senza imprevisti.

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Cremonini, dietro le quinte con i tecnici del suono
Cremonini, dietro le quinte con i tecnici del suono

La logica è quella dell’orchestra, basta un violino fuori tempo per compromettere tutto. Ed è per questo che l’esperienza ha sempre bisogno di un direttore che li guidi. In questo caso, però, il direttore d’orchestra se ne sta dietro le quinte, macina chilometri di supervisione e controlla minuziosamente l’orologio. Riccardo Genovese, già direttore per la tournée estiva di Cesare Cremonini, è la persona che fa funzionare tutto questo. "Ci vuole almeno un anno di produzione prima di mettere su un concerto con una coreografia di tale portata – ci racconta Genovese –, ci sono più di cento persone che lavorano in questo tour". Seguiamo il direttore aggirarsi per l’arena: "Come potete notare lo spazio che abbiamo occupato è tanto, usciamo fuori da quello che è il palco normale andando a finire da un lato all’altro del Palasport e questo perché dovevamo dare ampiezza e respiro a tutta la scena e per montare questa struttura ci vogliono due giorni".

Poi Genovese ci concede qualche numero: "Ci sono 500 corpi illuminanti, quasi 500 metri quadrati di video trasparenti ad alta definizione con un impianto di tutto rispetto. Abbiamo un palco su ruote perché dobbiamo essere veloci e abbiamo bisogno di montare il palco da una parte e tutto quello che riguarda le luci a terra, dopo tiriamo su tutto ed entriamo direttamente col palco preparato". Genovese porta sulle spalle il peso della responsabilità con sicurezza, ci indica le decine di monitor poi si porta un dito all’orecchio ed esclama: "Sentite? Vedete? Questo che per voi un gran casino è la prova che tutto deve funzionare. Poi oh, la sfiga può incombere sempre, ma noi facciamo di tutto per evitarla".

A poche ore dalle 21, quando Cremonini salirà sul palco, Genovese è costretto a lasciarci. Tutti lo reclamano, tutti sembrano avere bisogno del suo okay mentre prova a spiegarci che durante il concerto vedere come "tutto funzioni alla perfezione è la cosa più bella in assoluto per me e per tutta la squadra perché non parlo mai a livello personale. Siamo un team ed è giusto che tutti godano del successo di un’opera riuscita in maniera esemplare".