Editors a Bologna 2022: "Il nostro tour migliore"

Venerdì sera il concerto all’Unipol Arena. La band torna con un album post industriale, Lay: "Respiriamo molta eccitazione attorno a noi"

Bologna, 20 ottobre 2022 - Editors, quattro anni dopo. Dopo aver portato il loro Violence Tour tra le gradinate del PalaDozza, la band inglese torna in città con un nuovo show e un nuovo album puntando sui grandi spazi di quell’Unipol Arena (qui i bus speciali) che l’aveva già vista in scena nel 2015. L’opportunità è data dalla recente pubblicazione di EBM, album scuro, elettronico, che il frontman Tom Smith e compagni presentano a Casalecchio domani sera.

Rispetto alla formazione del 2018 pesa la presenza alle tastiere di Blanck Mass , al secolo Benjamin John Power, nuovo caposaldo di un suono in bilico tra Joy Division e Giorgio Moroder nascosto dietro un acronimo misterioso che sembra rimandare all’Electronic Body Music, ma potrebbe anche significare Editor Blanck Mass. "Benjamin ha una personalità contagiosa e un modo di porsi davanti alle cose semplicemente travolgente" dice il batterista Edward 'Ed' Lay. "Averlo con noi sul palco non solo ci permette di sfruttare appieno lo spettro sonoro delle nuove canzoni, ma anche rinvigorire quelle che suoniamo ormai da 15-20 anni".

Smith ha definito la musica di questo disco 'pop industrial'. Concorda?

"Completamente. È pop industriale. D’altronde gli Editor s sono stati fan della musica pop fin dalla prima ora. E abbiamo cercato di scrivere canzoni che catturassero l’interesse della gente stimolando il desiderio di cantarle assieme. Abbiamo sempre amato pure la musica industriale, quella che ti fa sentire un po’ a disagio".

Cos’è cambiato negli Editors in questi tre anni non proprio facili?

"Penso che la band non sia mai rimasta ferma, non abbiamo mai avuto un’unica direzione. Abbiamo sempre voluto esplorare nuovi suoni e nuovi modi di scrivere musica. Se tiri una linea da ‘The backroom’, il nostro primo album del 2005, e quest’ultimo penso che la differenza affiori evidente. Siamo sulla strada dal 2002, ma in termini di scrittura ci sentiamo freschi come non mai. Questo perché, pur creando musica per noi stessi, continuiamo a spingerci oltre cercando di fare cose che entusiasmano le persone".

Pensate che le sette canzoni di EBM eseguite in concerto bastino a darne una rappresentazione piena del lavoro?

"Decisamente sì. Penso che ci sia un filo di urgenza che lega l’intero disco. A parte Silence , che non abbiamo ancora inserito in scaletta, il disco è molto compatto. Basterebbe, infatti, suonare anche solo una canzone per offrire l’idea esatta di dove si trova la band in questo momento".

Il pubblico è sempre lo stesso o cambia?

"Ovunque notiamo una reazione tra le più eccitanti e vibranti mai avute. Forse perché siamo usciti da due anni di Covid, forse perché il disco funziona, ma respiriamo molta eccitazione attorno a noi. Penso proprio sia il miglior tour che abbiamo mai fatto, un party itinerante di cui ci ritroviamo ogni sera protagonisti".

Quanto incide in questa reazione la fame di musica accumulata negli ultimi due anni?

"Molto. Per lo spettatore di questi tempi andare ad un concerto è un investimento emotivo ed economico non indifferente. E lo è pure per le band, che a causa del Covid e della guerra si sono trovate i costi quadruplicati rispetto a tre anni fa. Alcune hanno gettato la spugna, ma noi quando saliamo in scena davanti ad una sala gremita pensiamo di aver fatto la scelta giusta".