Emma Dante: "Misericordia, favola contemporanea"

All’Arena del Sole lo spettacolo della regista: "Una storia sull’essere madre, ma anche di amore e miseria"

Un’immagine dello spettacolo della regista Emma Dante, all’Arena del Sole

Un’immagine dello spettacolo della regista Emma Dante, all’Arena del Sole

Bologna, 4 novembre 2921 - Lui, Arturo , è nato quando la madre è morta di parto, forse anche per le troppe legnate assestatele dal compagno: è stato allevato da tre prostitute che se lo sono preso a cuore in uno sporco e degradato tugurio, specchio di una Sicilia lontana, intrisa di povertà e analfabetismo. Succede così che quel ragazzo menomato, sempre in movimento e troppo trasognato diventi ‘il bambino’ di tutte e tre nel segno di una solidarietà femminile genuina e disperata. "E’ una favola contemporanea – spiega Emma Dante, regista teatrale, lirica e cinematografica fra le più amate in Europa –. Racconta la fragilità delle donne e la loro sconfinata solitudine".

Debutta stasera all’Arena del Sole (dove resterà fino a domenica) Misericordia , lo spettacolo da lei scritto e diretto, rimasto bloccato dalla pandemia due anni fa poche settimane dopo la prima al Piccolo di Milano. Ne sono interpreti Italia Carroccio, Manuela Lo Sicco, Leonarda Saffi e Simone Zambelli. Dunque, un affresco struggente per narrare una realtà squallida. "Abbiamo ripreso le recite quest’estate – racconta Emma Dante, reduce dal successo lirico a Pavia dell’Iphigénie di Gluck e in procinto di allestire a Palermo i Vespri siciliani di Verdi –. In quei mesi debuttò anche il mio nuovo spettacolo Pupo di zucchero che ho liberamente tratto dalle favole di Gianbattista Basile. Entrambi sono stati al festival di Avignone. Un legame fra i due allestimenti? La condizione di miseria in cui vivono i personaggi".

Si può dire che la maternità è il tema portante di ‘Misericordia’? "In realtà non è mai un unico argomento a guidare i miei spettacoli. Faccio teatro perché il teatro parla della vita in generale. In questo caso affronto la questione dell’essere madre e le sue implicazioni ma al tempo stesso racconto la miseria, l’amore e la solidarietà".

Ci sono punti fermi nel suo modo di intendere la scena? "Diciamo che il mio stile non prescinde mai dal rigore in quanto senza rigore la bellezza non passa al pubblico. Negli spettacoli non posso rinunciare alla carnalità perché il teatro ha sempre a che fare con i corpi e all’ironia perché è strumento indispensabile anche quando si parla di morte o di solitudine".

‘Misericordia’ diventerà un film? "Il progetto è a uno stadio avanzato e in primavera dovremmo iniziare le riprese. Non è ancora stato definito il cast che non sarà comunque quello in scena. E’ il mio terzo film dopo Via Castellana Bandiera e Le sorelle Macaluso che pure era nato da un testo teatrale. Teatro e cinema sono due linguaggi diversi ma io riesco in entrambi a essere me stessa e a mantenere solida la ricerca. Il cinema è un amore giovane, uno sconfinamento. Offre la possibilità di misurarsi con un’altra macchina dei sogni".

A febbraio debutterà a Cesena un suo nuovo spettacolo per bambini, ‘Scarpe rotte’, in coproduzione con Ert. E’ una tappa dell’omaggio che il teatro Bonci le dedica. La sua compagnia ha lavorato spesso per l’infanzia? "Abbiamo riscritto molte fiabe, a partire da quella Bella Addormentata che alcuni anni fa creò polemiche proprio al Testoni di Bologna perché il principe che svegliava con un bacio la dormiente era in realtà una principessa. In questo caso si tratta di una riscrittura di Scarpette rosse di Andersen e la trama è quella di una ragazzina punita per la sua civetteria e costretta a danzare in continuazione".

Come sta andando la riapertura dei teatri? "Spero che la gente si dimentichi dell’incubo passato e torni in fretta a riempire i teatri, pur con tutte le cautele del caso. E’ inutile ripetere gli stessi concetti: siamo stati i primi a chiudere e gli ultimi a riaprire... Una cosa però la voglio dire: sono felice di essere stata risoluta nel non farmi tentare dallo streaming. Per due anni mi sono fermata e ho preferito rimanere ostinatamente in silenzio".

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