Ernia: "La pandemia ha trasformato il rap"

Il cantante sul palco del BOnsai Garden: "L’incertezza generale ha cambiato i gusti delle persone: c’è una riscoperta di ‘pezzi’ più ragionati"

Matteo Professione, in arte Ernia, rapper milanese di 29 anni

Matteo Professione, in arte Ernia, rapper milanese di 29 anni

Bologna, 4 luglio 2022 - Ernia, un anno fa era a Bologna, sempre alle Caserme Rosse: portavi live il tuo disco. Cos’è cambiato dopo 12 mesi?

"Beh, direi molto. Nella mia vita è cambiato che ora sono al lavoro su un nuovo album: è qualcosa che ti cambia la vita, la routine quotidiana, i pensieri. Una bella novità". Dal Sequoie Music Park al BOnsai Garden, dove si è esibito domenica 3 luglio, ma sempre di natura e ‘vegetazione’ si parla: Ernia, rapper di nome e di fatto (al secolo, Matteo Professione) ha portato  tutta la propria energia, forza e naturalezza sul palco del parco delle Caserme Rosse (via di Corticella 147), con un rap fatto di lyrics sempre scelte ad hoc e immagini uniche.

Com’è stato il tour lo scorso anno, condizionato dalle restrizioni imposte per il Covid?

"Non mi stanco di ripeterlo: per me mettere in piedi show in quel modo non aveva troppo senso, ma fortunatamente non è più così. Ora sono in piedi, stiamo recuperando tante date saltate e il riscontro da parte del pubblico ripaga tutto".

Sente molto calore?

"Penso a questi ragazzi, che si sono vissuti gli ultimi due anni al chiuso in casa".

Per i giovanissimi è stata ancora più dura...

"I miei fan, solitamente, sono più in là con gli anni degli adolescenti: sono maggiorenni, hanno fatto le loro esperienze, e quindi apprezzano in maniera diversa la mia musica. C’è più responsabilità, ecco".

Sono cambiati anche i gusti?

"Credo proprio di sì. Ragioniamo: appena qualche mese fa il ritornello era sempre ‘la mia collana, la tua collana’. E questo poteva anche andare bene, ma contenuti pochi".

Poi?

"Noto con molto piacere che c’è una riscoperta di tanti pezzi molto più conscious, come si dice in inglese. Quando sei chiuso in casa e poi esci trovando una guerra alle porte, una crisi economica che si aggrava sempre di più, vedi incertezza ovunque, non è più così facile immaginarla quella collana...".

E c’è, allora, chi continua ad apprezzare i ‘pezzi’ vecchi...

"Hanno riacquistato valore quei pezzi che suono da un po’ più di anni. Sono sempre indeciso quando scrivo, mi chiedo se ‘questa roba’ piacerà... Poi quando vedi che alcune canzoni continuano a essere cantate a squarciagola ai concerti, anche dopo cinque o sei anni, fa davvero un bell’effetto".

Quali pezzi, in particolare?

"Penso a Lei No, o Neve...".

Qualche spoiler sul disco?

"Sono a buon punto. Ho voluto aspettare prima di fare uscire l’album: mi sono detto ‘non stiamo neanche vivendo’, non è il momento. Era una fase ‘congelata’, ho voluto aspettare... E ora sono prontissimo".