Ex Vito, le mitiche notti rivivono in un libro

Il volume con le foto di Piero Casadei racconta 50 anni di storia, Predieri: "Gli amici che andavano e venivano erano l’anima della trattoria"

Una delle mitiche feste della compagnia dei Patalocchi

Una delle mitiche feste della compagnia dei Patalocchi

Più di tante canzoni e festival, la motivazione per la quale l’Unesco ha riconosciuto Bologna come Città creativa della musica è nell’essere un territorio dove il suono esprime una necessità sociale, dove sono gli spazi e i luoghi di incontro a generare la creatività. Accade oggi, come negli anni ’70, quando un’osteria di quartiere, Vito in via Paolo Fabbri diventa il centro della scena della canzone d’autore, con artisti come Lucio Dalla e Francesco Guccini che animano notti infinite. Una storia affascinante ricostruita nel libro Ex Vito. Mezzo secolo di immagini della storica trattoria bolognese (Calamaro edizioni), che raccoglie le foto di Piero Casadei introdotte da un testo di Giulio Predieri, che di quelle sale sono stati a lungo frequentatori. Completano il volume interventi di Francesco Guccini, Lucio Dalla, Bonvi e lo stesso Vito Pagani.

Predieri, cosa sono gli ‘Ex Vito’ immortalati nelle foto di Piero Casadei?

"È un gioco, uno dei tanti nati in quelle stanze tra una bottiglia di vino e gli immancabili mazzi di carte. Quando qualcuno della compagnia che si ritrovava lì fino all’alba spariva per qualche mese, in genere perché al seguito di un nuovo amore, veniva immortalato nella nostra versione laica degli ex voto della religione. Si era creata sulle pareti una sfilata di volti, aggiornata in continuazione, di amici che andavano e venivano. Erano l’anima di quella trattoria, che Casadei ha raccolto nel libro".

Ma come nacque la mitologia di Vito?

"Molto è dovuto al caso. Quando Guccini e le persone a lui vicine, tra le quali c’ero anche io, andarono via dall’Osteria delle Dame, che avevamo fondato, non c’era più un posto che ci accogliesse la notte. Poi, Piero Casadei ci portò a mangiare in una trattoria della Cirenaica, da Vito, Francesco abitava a pochi metri e fu naturale invitarlo. L’ambiente era accogliente e, soprattutto, Vito, figura leggendaria, una volta mandati a casa gli ultimi clienti, ci faceva rientrare clandestinamente dalla porta di servizio, dove continuavamo a giocare a carte".

Poi arrivò Lucio Dalla.

"Anche il suo arrivo è stato casuale. Lucio incontrò Francesco durante una trasmissione e gli chiese dove andava la sera. Guccini gli parlò di Vito e delle nostre notti e arrivò anche lui, portando dopo con sé un giovanissimo Luca Carboni, Ron e poi tutti gli altri che,di passaggio da Bologna, venivano a trovarlo".

Anni irripetibili.

"Si, c’era il Tarocchino bolognese, fondammo anche una Accademia del Tarocchino e c’erano le indimenticabili feste della compagnia dei Patalocchi, una scherzosa definizione coniata da Vito, per indicare chi è troppo buono. E, ogni anno tutta la nostra compagnia si trasferiva per un giorno a Castelfranco Emilia, in un hotel per camionisti. Trasformavano il salone dell’albergo in una balera, e succedeva che Lucio Dalla e Francesco Guccini cantassero insieme Romagna Mia. Un’epoca ormai consegnata alla storia che le foto di Casadei fanno rivivere anche per chi non c’era".