Federico Mecozzi Bologna: "Con il violino canto la vita"

Di formazione accademica, il musicista ama contaminare i generi. Stasera è al Teatro Duse per presentare ’Inwards’, ultimo lavoro

Bologna, 27 ottobre 2022 - C’è una nuova generazione di musicisti italiani di formazione accademica che fanno del proprio virtuosismo uno strumento di incontro tra universi sonori lontani. Scrivendo, ed eseguendo, partiture dove la classica si mescola con linguaggi più popolari, come fa Federico Mecozz i, violinista e compositore riminese, da 13 anni al fianco di Ludovico Einaudi , che presenta questa sera al Teatro Duse (via Cartoleria, 42, ore 21) il suo nuovo disco ‘Inwards’ .

Il violinista e compositore Federico Mecozzi, da anni collabora con Ludovico Einaudi
Il violinista e compositore Federico Mecozzi, da anni collabora con Ludovico Einaudi

Mecozzi, ’Inwards’ esplora un mondo più intimo del precedente ’Awakening’. A cosa deve questo cambio di prospettiva?

"Alla necessità di esplorare altri orizzonti creativi. Una necessita che è diventata un’imprevista opportunità artistica. Ho sempre rivolto la mia musica all’esterno, la mia è sempre stata una scrittura alimentata dalla luce, dallo sguardo su orizzonti infiniti, sulle geografie che attraversavo con il mio lavoro. Poi, con l’epidemia del Coronavirus, tutto questo è finito. E il bisogno di ricerca di altri scenari, del quale non posso fare a meno, si rivolto all’interno".

Anche ’Inwards’ è un disco di viaggi, se pure di altra natura.

"Certo, è una sorta di diario di viaggio, di taccuino quotidiano di un percorso dentro me stesso. Ed è il resoconto delle scoperte meravigliose che ci aspettano se solo trovassimo il tempo, e la forza, di fermarci e guardare chi siamo. Il risultato, ed è questo l’aspetto che mi ha piacevolmente colpito, è che Inwards è un disco luminoso, forse anche più di Awakening ".

Un disco fatto di linguaggi differenti...

"Il suono per me ha una funzione narrativa, è il riflesso di quello che vedo, delle realtà che incontro, e il risultato è naturalmente una fusione armonica delle diversità. Potrei usare l’espressione world music , se non fosse che è troppo legata alla musica etnica. In Inwards c’è la mia passione per il jazz, così come le suggestione etniche e l’elettronica, il rock, con chitarre taglienti, quasi distorte".

Su tutto, il suo violino.

"Il violino è la mia voce che solca tutte le tracce dell’album, dal brano di apertura alla conclusione, raccontando i diversi stati d’animo che ognuno di noi prova, dalla frenesia e dall’irrazionalità, sino alla pacificazione alla quale tendiamo, qui rappresentata dalle note al pianoforte dell’ultimo brano ‘ Backwards ’, un’ode al ricordo e anche un augurio a guardare con maggiore fiducia al futuro".

Come definirebbe la sua musica?

"C’è una definizione, oggi molto usata, musica classica contemporanea, che si adatta bene alla mia musica. La preparazione accademica che si apre alla vita di tutti i giorni".

La sua è già una carriera piena di successi, nel 2019 e nel 2021 è stato il più giovane direttore d’orchestra al Festival di Sanremo. C’ è stato un incontro particolarmente significativo per la sua musica?

"Sicuramente la collaborazione con Ludovico Einaudi, iniziata nel 2009, quando avevo solo 17 anni. Con lui ho avuto la possibilità di suonare in luoghi di grande prestigio, come la Royal Albert Hall e la Philarmonie Berlin, e ho imparato che il nostro lavoro è fatto di attenzione per il dettaglio, per l’artigianalità, e di amore incondizionato per ogni suono, da quelli classici a quelli popolari, quando riescono a parlare di sentimenti agli ascoltatori".