Bologna, 26 aprile 2022 - Ha 18 anni, Francesco Cavestri, pianista e compositore bolognese, uno dei talenti più originali del nuovo jazz italiano con già tante esperienze all’estero e un disco d’esordio, ’Early 17’ , che il giovane musicista ha registrato, con ospite il trombettista Fabrizio Bosso . Cavestri, ’Early 17’ è un omaggio a una musica, il jazz, alla quale lei si è avvicinato giovanissimo. "E’ una passione che coltivo sin da quando ero bambino, un amore fatto di ascolti, di studi. A 13 anni ho iniziato a frequentare il corso di jazz del Conservatorio e poi tanti concerti, prima da spettatore, poi come musicista. Il periodo dell’isolamento in casa per il virus mi ha permesso di concentrarmi sulle composizioni, di mettere ordine nelle tante fonti di ispirazioni, per arrivare a un linguaggio originale, che caratterizza questo disco". Un linguaggio che gravita intorno a un tema particolare? "Volevo realizzare un disco che esplorasse il versante meditativo della musica jazz, la sua capacità di entrare nell’anima umana, di far riflettere e di condividere con gli ascoltatori, in particolare quelli più giovani, i miei coetanei, le fonti dell’ispirazione, che sono dentro di noi e che la lunga permanenza in casa mi ha permesso di conoscere meglio". L’album si sviluppa quindi come un viaggio interiore? "Si, è un disco dove il silenzio conta a volte più delle note suonate, le ambientazioni sono rarefatte. E’ un lavoro diviso in due parti, ci sono i primi quattro brani che ci immergono nei nostri pensieri, poi, con Finally Got Something, arriva una energia improvvisa. E’ un’altra maniera di intendere l’ispirazione, in questo caso è un’ illuminazione improvvisa, senza mediazioni. Poi, con gli ultimi quattro brani, il disco scivola nuovamente verso la quiete". ’Early 17’ è impreziosito da una presenza importante, quella del trombettista Fabrizio Bosso. "Ho ...
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