Gianni Morandi in concerto a Bologna. "Che emozione"

Stasera sarà all’Unipol Arena. "Cantae a casa regala sempre un punta di preoccupazione in più"

Gianni Morandi, 73 anni

Gianni Morandi, 73 anni

Bologna, 24 marzo 2018 - L'asteroide 248970 Giannimorandi ha traversato sessant’anni di musica italiana e il suo viaggio continua. Stasera il corpo celeste (l’ha dedicato all’idolo di Monghidoro una decina di anni fa il suo scopritore, l’astronomo pugliese Silvano Casulli) incrocia l’orbita dell’Unipol Arena con le canzoni dell’ultima fatica 'D’amore d’autore', cui prestano parole e musica amici quali Ligabue, Elisa, Fossati, Simoni, Levante, Meta, Paradiso, Sangiorgi.

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Tutte le date sono uguali, ma qualcuna come questa a Casalecchio è più uguale delle altre. «…anche perché esiste quel detto che nessuno è profeta in casa propria e quindi nel tornare a casa c’è una punta di preoccupazione, di tensione, di emozione in più».

Fra l’altro con un album piuttosto fortunato. «Sono otto ottime canzoni, che gli autori hanno scritto pensando a me e non avevano nel cassetto da tempo. Le canto tutte perché vengono bene pure nella dimensione live».

Quali sono i nuovi pezzi che la gente apprezza di più? «I singoli firmati da Ligabue e da Tommaso Paradiso. Ma quello che incuriosisce di più è il brano di Fossati, che parla di come reagire quando arriva l’amore».

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Il tour con Baglioni, Rovazzi, quest’album. Da cinque anni lei sembra non sbagliare un colpo. «Ho avuto sempre voglia di fare cose nuove. Dopo la doppia esperienza a Verona, prima con Celentano e poi da solo, sono successe cose particolari nella mia vita come l’incontro con Baglioni o il featuring con Rovazzi: per uno che fa questo lavoro da tanti anni il piacere di rischiare facendo qualcosa di diverso è stimolante».

C’è stata pure la fiction. «L’isola di Pietro mi ha un po’ spostato dal solco della musica leggera, ma il mio piacere, il mio divertimento, il mio primo lavoro, rimane cantare. Il contratto prevedeva l’opzione per una seconda serie nel caso in cui le cose fossero andate bene e sia Mediaset che la casa produttrice Lux Vide mi hanno chiesto di rifarla. E la rifarò».

I palasport sono sudore, lotta, fatica. Cosa pensa dei tanti ragazzini a cui basta un brano di successo per ritrovarsi lì, magari anche con difficoltà per riempirli? «Magari sono fenomeni momentanei, ma vedo certi ragazzi fare dei gran pienoni. Il miracolo, casomai, è che riesca a farlo pure uno della mia età. Per uno come me riempire l’Unipol Arena, il Forum di Assago o il Palaolimpico di Torino non è poi così scontato. Per un cantante forse è meglio un teatro, ma il boato del palasport ti dà un brivido. Certo, io ho un repertorio un po’ più ampio di tanti ragazzi e questo mi torna utile».

Il suo primo manager, Paolo Lionetti, voleva farle fare la boxe. E’ più dura sul palco o sul ring? «Forse il ring. Ma poi, una volta attaccati i guantoni al chiodo, che fai? Penso di aver fatto bene a seguire la mia strada. Dove sarei mai potuto arrivare? Magari al titolo di campione italiano dei pesi leggeri? Avevo 13 anni la prima volta che ho messo piede su un palcoscenico e a 73 sono ancora qui. Da pugile non avrei avuto una carriera così lunga».

Una volta i fan se la incontravano in Autogrill le chiedevano un selfie, oggi condividono la foto di lei alla toilette. Segno dei tempi? «Lì c’è un’esagerazione. Una fan mi ha visto, pedinato; davanti a tanta insistenza l’ho mandata a quel paese, ma non mi sono reso conto che nel frattempo m’aveva immortalato. Poi ha messo quello scatto sulla sua pagina e la cosa è dilagata, come accade spesso oggi con le cose stupide che contano più di quelle serie. Per avere una spiegazione ho provato a rintracciarla questa Luisa. Ma sembra scomparsa».

Peggio la ragazza che la immortala alla toilette o chi commenta citando Bauman? «Non lo so. Il fenomeno social interessa molto, basta vedere quello che sta succedendo a Zuckerberg con il caso Facebook-Cambridge Analytica. Ricordo ancora il caos che ha scatenato la mia foto sui social mentre facevo la spesa di domenica con relativa polemica sul fatto che non rispettassi le persone obbligate a lavorare pure i giorni festivi nei centri commerciali. I social, però funzionano molto. Anche se tolgono sempre più lavoro a fotografi e giornalisti».

Ha detto che a Sanremo potrebbe tornare in gara. Conferma? «Non dico mai di no a niente. Arrivasse la canzone giusta farei come Vecchioni, che non pensava proprio di fare Sanremo, ma alla fine si lasciò convincere da me. Credo che abbia fatto bene, come penso che fare bene io ad accettare se mi trovassi in una condizione simile alla sua».

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