Giorgia concerto Bologna. "Torno alle cover da dove iniziai"

Sabato 20 aprile all’Unipol Arena il tour ‘Pop Heart’ che raccoglie le hit e i suoi brani del cuore

Giorgia in concerto a Bologna il 20 aprile 2019

Giorgia in concerto a Bologna il 20 aprile 2019

Bologna, 16 aprile 2019 - Per il disco di cover Pop Heart ha cambiato prospettiva, mettendosi in quella dell’ascoltatrice per scegliere la tracklist dell’anima. Poi, con l’omonimo tour, appena partito e che sabato alle 21 farà tappa all’Unipol Arena, Giorgia ha rivestito i panni dell’interprete live sottoponendo alla prova ‘pubblico’ il mood con cui ha riproposto le hit cult di colleghi come Jovanotti, Ramazzotti, Tiziano Ferro, il compianto Mango, Elisa, eccetera, eccetera...

Esame superato?

«Oddio, detta così sembra l’esame di maturità. Mi piace, almeno nella musica, pensare a un’attitudine di espressione artistica fatta con coscienza sì, ma creatività e libertà da condividere, non a un esame da sostenere. Un incontro col pubblico, affezionato e nuovo, con cui confrontarsi attraverso il piacere di emozionarsi. Comunque direi che è andata bene anche perché abbiamo fatto una lunga sessione di prove cercando di limitare il più possibile le sbavature e sembra che il pubblico gradisca molto».

Com’è strutturato il concerto?

«Secondo una dinamica musicale tra cover e pezzi miei, un viaggio nel tempo avanti e indietro, tra momenti elettronici e acustici, passando da un djset scatenato a un momento intimo anni ’90 in cui ripercorro le canzoni di quel periodo intonandole col pubblico, per poi tornare ai brani più recenti, aiutata da suggestioni visive e da un palco moderno, pulito ma anche ricco, e soprattutto da musicisti meravigliosi che hanno il loro spazio di interazione».

Eseguire canzoni di altri mette ansia da prestazione per il confronto con gli originali? O ha invece acceso lo spirito di competizione?

«Niente di tutto questo, cantare le canzoni degli altri è per me rendere un tributo a quanto quelle canzoni mi hanno dato come ascoltatrice, è una cosa che ho sempre fatto. Ho iniziato cantando le cover nei club di Roma e, negli anni, in ogni tour mi riservavo un momento di citazione o di ricordo attraverso le canzoni degli altri. Alcune le sento molto vicine per melodia e testo, altre mi riportano a un tempo passato, a una suggestione lontana che la musica ti fa rivivere. E farlo insieme al pubblico, cantandole con loro, è nutrimento, perché le canzoni sono di tutti e celebrarle è un contributo alla nostra cultura popolare».

È in lavorazione un secondo volume o il prossimo sarà un album di inediti?

«Sinceramente non lo so. Deciderò più avanti: dopo un tour le esigenze musicali di solito si trasformano».

Che Giorgia ha voluto far emergere da questa tracklist?

«La mia parte pop, quella dell’ascoltatrice, come una del pubblico, che ritrova in certe melodie pezzi di vita, cercando di restituire col mio modo, ma anche col rispetto dovuto, quello che queste canzoni mi hanno lasciato».

Dei generi più in voga oggi, ce n’è qualcuno che la convince?

«Sinceramente mi convincono tutti, cioè trovo in questa nuova onda diverse ispirazioni. Del resto la trap viene dell’hip hop che ho sempre ascoltato, e trovo il rap, soprattutto quello coi testi densi, un proseguimento della nostra tradizione cantautorale e poi erano tanti anni che non c’era una quantità così elevata di pezzi italiani tanto ascoltati e amati dalle nuove generazioni. Lo vedo anche da mio figlio che quando ascolta la radio pretende di fermarsi sui brani italiani più che sugli stranieri».

Se Totò diceva che la felicità sono attimi di dimenticanza, per lei qual è la definizione migliore di questo stato d’animo, visto che si definisce tormentata?

«Trovo che Totò, grande innovatore del linguaggio oltreché genio della comicità, avesse sempre ragione, e questa definizione di felicità mi sembra perfetta soprattutto nel nostro tempo in cui siamo bombardati da notizie angoscianti che mettono in cattiva luce l’essere umano e certe sue azioni, quindi quella dimenticanza lascia spazio al buono. Io, come tanti, mi tormento alla ricerca di una visione migliore, più ampia della realtà, e credo che la felicità sia poter accedere a una leggerezza d’animo, a una capacità di amare e sperare senza catene sul cuore. Dunque... quasi un’utopia».

è arrivato su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro