Lucio Dalla tra parole e immagini, la mostra alla Galleria Otto

E' curata dal critico d'arte Luca Beatrice, autore anche del libro 'Per i ladri e le puttane sono Gesù Bambino'

Lucio Dalla nella mostra 'Chissà se lo sai... gli artisti di Lucio' (Foto Galleria Otto)

Lucio Dalla nella mostra 'Chissà se lo sai... gli artisti di Lucio' (Foto Galleria Otto)

Bologna, 6 maggio 2016 - Un eretico affascinato dalla religione, un consumatore insaziabile di culture e interessi diversi, un bugiardo, il cantante che più di tutti ha segnato la canzone d’autore del secondo dopoguerra. È stato tutto questo, e molto altro, Lucio Dalla, che il critico d’arte Luca Beatrice racconta nel libro, Per i ladri e le puttane sono Gesù Bambino, che verrà presentato questa sera (ore 18) all’Ambasciatori (interviene Marcello Fois). Alle 21 alla Galleria Otto (via d’Azeglio 35) inaugura la mostra, curata dallo stesso Beatrice, Chissà se lo sai... gli artisti di Lucio, con le opere degli artisti (FOTO) che al cantautore più piacevamo: da Mimmo Paladino a Luigi Ontani.

Beatrice, come ha fatto a orientarsi tra le diverse anime di Lucio Dalla?

«Ho disegnato un percorso facendomi accompagnare dai suoi amici più cari, dalle persone che lo hanno conosciuto e con lui condiviso momenti importanti della sua vita. Ad iniziare da Stefano Bonaga, suo compagno dai tempi delle scuole elementari, che mi ha portato nell’universo di un giovanissimo Dalla e delle tante presenze femminili che lo circondavano, dalla mamma, alla zia alla tata. Tutte impegnate a sostituire l’inesistente figura del padre».

Padre la cui assenza era vissuta da Lucio in maniera singolare.

«Lucio era un meraviglioso inguaribile bugiardo. Sin dai primi anni della sua vita. Così, da piccolo, si divertiva e scherzava su questa assenza, inventando ogni giorno nuove possibili paternità. Come quando fuori la scuola, indicava ai suoi compagni dei passanti dicendo, ‘vedete, quello è mio padre’. E ogni giorno c’era un padre diverso».

Poi, con la maturità, scopriamo un altro Dalla.

«Una delle figure che più mi hanno aiutato nella ricostruzione dei pensieri di Dalla è stata il teologo Vito Mancuso. Lucio era affascinato dai suoi libri e dalle sue riflessioni non ossequiose dei rigidi canoni religiosi. Lo aveva contattato con una mail firmata Domenico Sputo, che era uno degli pseudonimi che gli piaceva usare. Il rapporto fu talmente intenso che, quando Mancuso aspettava di entrare nella sua casa bolognese, fu ospitato con tutta la famiglia, da Dalla per alcuni mesi. Per lui fu l’occasione per avvicinarsi ancora di più alla fede».

E poi, naturalmente, c’è l’arte.

«L’arte ha avuto un ruolo centrale nella storia. E non solo perché collezionava opere, ma perché ci sono stati artisti con i quali il legame era più profondo di quello commerciale. Penso a Ghirri, che, quando ha conosciuto Lucio, era un ottimo fotografo, ma non ancora il grande artista che oggi conosciamo. E i due sono cresciuti, anche da un punto di vista creativo, insieme. Oggi, nella casa di Lucio in via d’Azeglio, c’è un bellissima parete dedicata interamente alle foto di Ghirri».

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