Matilda De Angelis, le 'storie leggendarie' nascono a Bologna

Produzione bolognese del format di Bottega Finzioni con Matilda De Angelis. Michele Cogo: "Raccontiamo le vite che hanno ispirato i miti"

Matilda De Angelis a Palazzo Re Enzo per il format 'Il mio nome è leggenda'

Matilda De Angelis a Palazzo Re Enzo per il format 'Il mio nome è leggenda'

Bologna, 13 ottobre 2021 - Ci sono le vite vere di persone che hanno ispirato personaggi protagonisti di libri, film, fumetti, senza magari raggiungere la notorietà dei ’loro’ personaggi. C’è però Matilda De Angelis, che dal 7 dicembre su Sky Arte racconta proprio sei storie di ‘illustri sconosciuti’ dalle vite eccezionali, nella serie ’Il mio nome è leggenda’ , scritta con Michele Cogo direttore di Bottega Finzioni e ex allievi della scuola di scrittura. Una produzione tutta bolognese con ambizioni nazionali e internazionali - vista la fama della De Angelis- per la prima trasmissione interamente condotta dall’attrice che, in uno studio ricreato a Palazzo Re Enzo, nel salone del Podestà, porta gli spettatori a conoscere da vicino, in 26 minuti, le identità celate dietro a leggende quali Dracula, Indiana Jones, Frankestein, Betty Boop, Pippi Calzelunghe e Zorro. Michele Cogo, questo format parla proprio del vostro lavoro a Bottega Finzioni: come nasce questa idea di serie su illustri ’sconosciuti’? "Stavo lavorando su un documentario per Sky Arte e sono incappato nella storia di Giovanni Battista Belzoni, un archeologo padovano che ha ispirato a George Lucas la nascita del personaggio di Indiana Jones. Belzoni è colui che ha portato più della metà dei reperti al British Museum, era un grande viaggiatore". Nella sua vera vita stanno le radici di un personaggio, Indiana Jones, il cui nome è diventato sinonimo dell’uomo avventuroso. "Proprio così. E abbiamo ragionato sul fatto, esaminando la storia di Belzoni, che di personaggi reali così, che hanno ispirato dei miti, ce ne sono stati tanti. Abbiamo quindi iniziato a indagare sulle loro storie per scoprire ad esempio che per la figura dello scienziato di ’Frankestein’, Mary Shelley si ispirò al bolognese Giovanni Aldini, nipote del più famoso Luigi Galvani ma scienzieto e studioso lui stesso. Lo stesso procedimento è avvenuto per gli altri personaggi e quindi nel titolo ’Il mio nome è leggenda’ c’è questa volontà di restituire visibilità a persone reali spesso hanno storie addirittura più interessanti dei miti stessi". Questo format nasce da una scrittura condivisa tra la Bottega e De Angelis. "Sin dall’inizio abbiamo pensato che lei sarebbe stata la persona giusta per il racconto e ha accettato immediatamente, spinta anche dalla sua passione per il cinema e dallo stupore davanti alle storie di persone reali ma eccezionali. Insieme abbiamo fatto principalmente una ricerca della sua voce narrativa, a partire anche dalle vicende che a lei interessavano di più. Le ho proposto un certo numero di storie e lei ha scelto quelle maggiormente nelle sue corde, in particolare la vita di Giovanni Aldini e quella di Helen Kane, la vera identità di Betty Boop".

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