Mihajlovic e Ibrahimovic: duetto a Sanremo. Sinisa scatenato, Zlatan impacciato

L'allenatore del Bologna e il centravanti del Milan danno spettacolo al Festival. L'esibizione, le battute e il racconto della loro amicizia

Mihajlovic e Ibrahimovic a Sanremo (Foto Ansa)

Mihajlovic e Ibrahimovic a Sanremo (Foto Ansa)

Sanremo (Imperia), 5 marzo 2021 – Un duetto speciale al festival di Sanremo. Un duetto che, alla fine, diventa un quartetto che, grazie alla verve di Fiorello, ha pure un nome, gli “Abbadeus”. Sinisa Mihajlovic, allenatore del Bologna e Zlatan Ibrahimovic, attaccante (infortunato) del Milan danno spettacolo sul palco dell’Ariston, raccontando una volta di più l’origine della loro amicizia. E il modo assolutamente singolare, ma nel pieno rispetto dei ruoli e dei personaggi, di un rapporto nato da una testata in occasione di una sfida tra Inter e Juventus.

“Ho voluto al mio fianco un gladiatore, uno che sa cos’è il coraggio. Quasi come Zlatan”, dice Ibrahimovic che non rinuncia all’idea di parlare in terza persona. “Sono vestito come James Bond”, ribatte Mihajlovic, che poi accetta il ruolo di spalla di Ibra. “Sono venuto perché sapevo che questo era il festiva di Ibra”, sorride Mihajlovic mettendo così all’angolo, per gioco, Amadeus. Mentre Ibra, per la prima volta, racconta quella volta che rimase senza parole.

“Saputo della malattia di ‘Sini’ non avevo il coraggio di chiamarlo. E quando l’ho fatto, non sapevo cosa dirgli. Così alla fine è stato lui a farmi coraggio. Gli ho chiesto se potevo aiutarlo in qualche modo. E se avesse bisogno di qualcosa. E lui mi ha risposto, certo, un attaccante. Che faccia gol”.

Si riparte dal lungo corteggiamento di Sinisa nel tentativo di portare Ibra a Bologna con una maglia rossoblù sulle spalle. “Ma adesso non c’è pubblico. E la gente sarebbe rimasta fuori. Zlatan in campo senza pubblico non sarebbe stata la stessa cosa”.

Duettano come due consumati attori, Sinisa a Ibra e portano via spazio (e pure il mestiere?) a Fiorello e Amadeus. Poi, visto che si è a Sanremo, c’è spazio per il canto. Ibra appare impacciato, Sinisa no. Canta a squarciagola, “Io, Vagabondo” dei Nomadi, prima di tornare a Bologna. Domenica c’è il campionato e la trasferta a Napoli. E magari gli tornerà in mente il tormentone di quanto, dal Sant’Orsola, combatteva un male oscuro. “Ho solo bisogno di un attaccante”.

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