Bologna, 25 gennaio 2014 - E’ una mania dilagante, un fenomeno pop con tutte le caratteristiche del genere. Fan alla ricerca di un autografo, corsa alla foto insieme al proprio idolo, dirette tv sulle principali emittenti. Tutto questo per un gruppo, un settimino — come vuole l’esatta definizione — di ocarine: sette musicisti di Budrio, patria dello strumento in terracotta nato a metà dell’800, che ha trovato in Oriente la sua ‘terra promessa’, regalando inaspettata notorietà a un suono che arriva dalla tradizione contadina della campagna emiliana.
 

«SIAMO alla vigilia di un tour giapponese — dice Fabio Galliani, seconda ocarina del Gruppo Ocarinistico Budriese — che inizierà il 31 gennaio da Kobe. E i biglietti per le date sono esauriti da mesi. Ci hanno anche chiesto di tenere un seminario sulla storia dell’ocarina all’interno del Museo degli Strumenti Musicali di Hamamatsu, il più grande del mondo, nel distretto dove si trovano tutte le fabbriche che producono strumenti».

Motivo di tale interesse, che giustifica l’assalto ai biglietti appena sono state aperte le prevendite, è il successo che nel paese asiatico ha avuto un cd, uscito da poco, dal titolo Bello! Ocarina Famous Neapolitan Songs, che contiene versioni per settimino dei classici più celebri della canzone napoletana, da Funiculì Funiculà a Santa Lucia, da Turna a Surriento a Malafemmena, oltre all’immancabile omaggio all’italianità musicale che è Nel blu dipinto di blu.


Un esperimento apparentemente azzardato che ha conquistato il pubblico giapponese, che da tempo ha eletto l’ocarina a strumento nazionale, con oltre 500mila praticanti e 15 aziende costruttrici. Perché ormai a Budrio gli artigiani quasi non ci sono più e i pochi rimasti non potrebbero, con le loro produzioni, soddisfare un mercato così ampio.


Basti pensare che, spostandoci in Corea del Sud (dove l’ocarina è utilizzata nelle scuole per la didattica musicale), gli strumentisti sono oltre un milione e ben 70 i gruppi che cercano di emulare i musicisti di Budrio.
«Ma le sorprese più interessanti potrebbero venire — continua Galliani — dalla Cina che solo da pochi mesi ha scoperto il fascino dell’ocarina, arrivando velocemente a 500mila esecutori, per i quali sono sorte 30 fabbriche. In Cina ci aspettano in agosto, saremo l’attrazione principale del Festival dell’Ocarina di Linyl, una città di circa 10 milioni di abitanti. Gireremo tutto il paese, sino al 24 agosto, quando ci esibiremo al Performing Art Centre di Pechino, insieme a un gruppo di solisti che arrivano da ogni angolo del mondo».

Per ammirare anche in regione i tanti suonatori di ocarina cresciuti in Oriente con il mito della provincia emiliana, bisognerà invece aspettare fine aprile 2015, quando a Budrio si terrà un festival internazionale dedicato allo strumento e in paese arriveranno musicisti e turisti desiderosi, finalmente, di visitare i luoghi dove nel 1853 Giuseppe Donati inventò il piccolo oggetto in terracotta. Che adesso le fabbriche giapponesi e cinesi costruiscono però in plastica.


di Pierfrancesco Pacoda