Bologna, 12 aprile 2014 - CI SONO artisti che compiono scelte apparentemente impensabili in un’epoca nella quale ‘apparire’ è una necessità, specie per chi lavora nello spettacolo, dove la competizione è ormai quasi interamente dominata dalla capacità di far parlar di se, piuttosto che dalla capacità creative. Samuele Bersani è uno di questi. Niente televisione, dischi centellinati ad anni di distanza uno dall’altro, e concerti per assistere ai quali bisogna sempre aspettare molti mesi.
Per questo l’appuntamento di stasera al teatro delle Celebrazioni, dove presenterà le canzoni del suo ultimo album Nuvola Numero Nove è un appuntamento che ha velocemente fatto registrare il tutto esaurito.

Bersani, un’attesa lunghissima, prima di rivederla su un palco di casa.
«Sì, anche perché il concerto ha subito uno spostamento di data per la momentanea inagibilità del teatro. Ma adesso ci siamo. Mi piacerebbe poter dire che questo per me è un concerto come gli altri. Non è vero. In particolare perché questo disco, molto più di quelli precedenti, è un omaggio a Bologna, alle sue strade, a quella miscela di malinconia e amore per l’arte che mi ha fatto innamorare d questa città, che adesso sento finalmente mia. In maniera forte, visto che è diventata la principale fonte di ispirazione dei brani dell’ultimo album».

Una città che lei ritrova dal vivo, ma segnata da due assenze. Una, per lei, particolarmente importante.
«Ho tributato tutta la mia riconoscenza a Lucio Dalla dedicandogli questo disco, che è il primo che registro senza di lui. E’ stato interamente realizzato nel suo studio, con il suo ritratto che mi guardava, quasi come se Lucio, anche questo volta, non avesse voluto rinunciare al suo prezioso ruolo di supervisore. Ma sentirmi solo mi ha stimolato a una grande responsabilità, perché non c’era una persona alla quale chiedere un illuminante parere. E questo ne fa il mio disco più maturo».

E manca anche Freak Antoni, che verrà ricordato il 16 con il concerto all’Estragon. Lei non ci sarà.
«Sono stato avvisato solo due giorni fa e non potevo disdire impegni gia presi. Freak l’ho incontrato la prima volta qualche giorno dopo l’uscita di Chicco e Spillo. In centro a Bologna sono una pioggia insistente e mi ha subito trasportato con la forza narrativa delle sue parole in quel mondo sotterraneo e fantastico nel quale abitava. Sicuramente ci sarà, nell’immediato futuro, l’occasione di collaborare con l’ associazione ‘We Love Freak’ che ne conserverà la memoria».

Lei coltiva un rapporto molto particolare con i suoi ascoltatori.
«Le persone che ascoltano le mie canzoni hanno il desiderio di stabilire con me una relazione che va al di là del rapporto tra il cantante e il fan. In tempi di accelerazione spasmodica dei sentimenti, io ricevo tantissime lettere di ragazzi, ma anche di adulti, che mi investono del ruolo, difficile, ma bellissimo, del confidente, di un loro amico al quale svelare bisogni e pensieri privati. E’ un grande onore essere al centro di tanta attenzione e ricambierò. Ho in mente di scrivere una serie di brani ispirati proprio a quello che nelle lettere mi raccontano. Una maniera, piccola, per restituire, a chi mi vuole così bene, un po’ di questo interesse».

E chi non è riuscito a trovare i biglietti per stasera?
«Vorremmo fare una replica a maggio».

Pierfrancesco Pacoda