Da Bologna al cuore di tutti. La storia dell'irripetibile Raffaella Nazionale

Nata sotto le Due Torri il 18 giugno 1943, trapianta in Romagna: le radici della diva della tv italiana sono in Emilia Romagna, dove nel 2013 era spuntato il "Passo Carrà"

Raffaella Carrà, nata a Bologna il 18 giugno 1943, è morta il 5 luglio 2021

Topo Gigio, pupazzo animato, creato per la televisione nel 1959 da Maria Perego - Retrospettiva nella foto con Raffaella Carra' in 'Canzonissima' del 1974 ©Archivio / AGENZIA ALDO LIVERANI SAS

Bologna 5 luglio 2021 - Dopo una malattia che da qualche tempo aveva attaccato quel suo corpo così minuto eppure così pieno di straripante energia, Raffaella Carrà, showgirl, cantante, ballerina e attrice è morta oggi all'età di 78 anni. I dischi d'oro, i telegatti, il cinema, il teatro. Sembra quasi impossibile elencare tutti i successi di un'icona della tv italiana le cui origini sono in Emilia-Romagna, tra Bologna e la Riviera romagnola.

Da Bologna al cuore di tutti. La storia dell'irripetibile Raffaella Nazionale: l'infanzia

Raffaella Carrà, al secolo Raffaella Maria Roberta Pelloni, nasce sotto le Due Torri, il 18 giugno 1943 a Bologna. Città che la Carrà lascerà molto presto, ma con la quale manterrà un legame forte, anche con il circolo Arcigay del Cassero. Tanto che per i 71 anni della cantante, nel 2014, il circolo Lgbt le aveva dedicato una speciale grafica, divenuta presto un tormentone sul web anche per la particolare storia dietro alla sua creazione. 

Dopo i primi anni sotto le Due Torri, in seguito alla separazione dei genitori, Raffaella Carrà si trasferisce con il padre a Bellaria, cittadina della provincia di Rimini. Lui, originario della Romagna, è il gestore di un bar della Riviera. La madre di Raffaella, invece, si chiama Iris Dellutri ed è di origini siciliane. 

L'infanzia della piccola Raffaella si svolge dunque in riva al mare, a contatto con i turisiti e i villeggianti della Riviera che giungono al bar di famiglia, tra un bagno e l'altro. La Carrà passa le giornate tra l'attività del padre e la gelateria di Bellaria, guarda molta tv e impara a memoria titoli, balletti e ritornelli della canzoni de "Il Musichiere", celebre programma televisivo italiano diretto da Antonello Falqui, andato in onda sul Programma Nazionale il sabato sera per 90 puntate, dal 7 dicembre 1957 al 7 maggio 1960. Raffaella aveva già capito cosa avrebbe voluto essere da grande. Tanto che a soli 8 anni lascia la riviera per trasferirsi a Roma, studiando prima all'Accademia Nazionale di Danza, fondata dalla ballerina russa Jia Ruskaja, poi al Centro sperimentale di cinematografia.

Da Bologna al cuore di tutti: l'inizio della carriera

La carriera di Raffaella Carrà inizia molto presto. E dopo essersi trasferita Roma, per studiare all'Accademia Nazionale di Danza, a otto anni, la futura icona della tv interpreta il personaggio infantile di Graziella nel film di Mario Bonnard "Tormento del passato" del 1952. Tra il 1958 e il 1959, poi, Raffaella prende parte anche ad altri piccoli film con ruoli minori. Nel 1960 consegue il diploma al Centro sperimentale di cinematografia; nello stesso anno, prende parte ai film "La lunga notte del '43" di Florestano Vancini e "Il peccato degli anni verdi" di Leopoldo Trieste.

Sempre nel 1960, la futura diva della televisione italiana inizia la sua carriera anche nel teatro, scritturata dalla compagnia Carli-Pilotto. Dopo un passaggio alla radio, dove su mandato di Luciano Rispoli, realizza e conduce la rubrica "Raffaella col microfono a tracolla" e, a metà 1962, il regista Stefano De Stefani la sceglie come valletta di Lelio Luttazzi per il programma "Il Paroliere questo sconosciuto".

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Da Bologna al cuore di tutti: il cambio del nome

Fino a metà degli anni '60, quella che tutti avremo conosciuto come Raffaella Carrà è ancora Raffaella Maria Roberta Pelloni. E' proprio tra il 1960 e il 1970 che le viene dato le lo pseudonimo "Carrà", consigliato dal regista Dante Guardamagna, il quale, appassionato di pittura, associa il suo vero nome, Raffaella, che ricorda il pittore Raffaello Sanzio, al cognome del pittore Carlo Carrà

Da Bologna al cuore di tutti: il successo

Il vero successo Raffaella Carrà lo ottiene nel 1984 con "Pronto, Raffaella", che raggiunge ascolti straordinari per la fascia meridiana. Conduttrice di "Domenica in" (1986) sempre per la Rai, nel 1987 passa per un breve periodo a Canale 5, per poi tornare nel 1991 a Raiuno con la trasmissione "Fantastico 12". Dopo una parentesi di quattro anni a Madrid, dove porta il programma "Hola Raffaella" per la televisione spagnola, rientra in Italia nel 1995 riproponendosi con successo in "Carramba! Che sorpresa" (1995-97 e 2002), trasmissione ispirata al varietà britannico "Surprise, surprise". La Carrà ha quindi continuato a raccogliere consensi presentando "Carramba! Che fortuna" (1998-2000 e 2008) e "Segreti e … bugie" (1999), sempre su Raiuno. Nel 2001 conduce il Festival di Sanremo, nel 2004 il programma "Sogni", mentre dedicato alle adozioni a distanza è "Amore" del 2006. Nel 2007 esce "Raffica Carrà", raccolta videomusicale delle numerose sigle televisive che ha interpretato. Nel 2013, Raffaella ritorna sul piccolo schermo, su Raidue, come coach del talent show "The Voice of Italy" ed esce il suo ultimo album, "Replay". Nel 2015 conduce poi, su Raiuno, il talent show "Forte forte forte" e interrompe la sua partecipazione a "The Voice of Italy", ripresa l'anno successivo. Nel 2019, "A raccontare comincia tu", su Rai 3, è il suo ultimo programma.

Da Bologna al cuore di tutti: Il (finto) "Passo Carrà"

Lunedì 13 gennaio 2014, in occasione dei 71 anni, il circolo Lgbt del Cassero di Bologna pubblica sulla sua pagina Facebook una grafica molto particolare: uno stencil con un passo carrabile e la 'Raffa nazionale' vestita di rosso sulla saracinesca di un garage. Il tutto con su scritto "Passo Carrà". La foto fa subito il giro del web e in poche ore diventata un tormentone: oltre 2 mila le condivisioni (quasi 1500 i commenti), di quello che in realtà si rivelerà un "fake". Infatti, si è scoperto che in nessun garage di Bologna appare la Carrà, icona del mondo Lgbt, perché in realtà lo stencil è una simulazione grafica, un fotomontaggio fatto al computer da un ragazzo barese, Francesco Capurso, copywriter in un'agenzia di comunicazione.

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