Smashing Pumpkins Bologna, una notte memorabile

Tre ore ininterrotte di alternative rock e grunge davanti a 14mila persone all'Unipol Arena

Gli Smashing Pumpkins a Bologna (foto Schicchi)

Gli Smashing Pumpkins a Bologna (foto Schicchi)

Bologna, 19 ottobre 2018 - "Ti disarmo con un sorriso", dice Billy Corgan quando inizia a cantare. Ed è così, con un sorriso, che inizia e finisce il concerto degli Smashing Pumpkins all'Unipol Arena di Casalecchio di Reno (FOTO): tre ore ininterrotte di alternative rock e grunge davanti a 14mila persone, diciotto anni dopo l'epocale concerto del PalaMalaguti che di fatto segnò la fine della band.

Diciotto anni dopo è di nuovo tutto esaurito, si festeggiano i trent'anni delle zucche spappolate di Chicago ed è una fenomenale notte marziana, schitarrate carezze e archi, visual con le foto di famiglia e dei primi video _ quasi un Heimat in bilico tra affetti e musica _ e soprattutto lui, Billy, il frontman dall'ego smisurato che condisce i maxischermi dell'arena bolognese con le sue immagini: Corgan destrutturato, Corgan bambino, Corgan carta dei tarocchi, Corgan disegnato naif. "Billy è il sole e la luna, è un uomo del mondo", dice James Iha, il chitarrista ritrovato dopo anni di assenza, e la platea esplode.

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I sorrisi, dicevamo: non quello che proprio t'aspetti da una band che sul disagio ha costruito una carriera, cantando le storture della generazione X e l'approdo nichilista agli Anni Zero dopo la perdita della verginità (culturale, musicale, di felicità e ricchezza) degli anni Ottanta e Novanta. Ma il concerto di Bologna era anche l'ultimo della tournée celebrativa che ora porterà all'uscita di un nuovo disco.

C'erano i ragazzi di ieri, c'erano gli uomini e le donne di oggi: tutti insieme a ululare Zero, The everlasting gaze, Tonight, tonight, Cherub Rock, 1979, i classiconi che hanno regalato alla band 30 milioni di album venduti e la gioia dei Grammy, gli Oscar della musica. A sorpresa due cover (una, Landslide dei Fleetwood Mac era già un classico della band): Space Oddity di David Bowie, cantata da Corgan sulla vetta di una scala avvolto in una mantella argentata; e poi Stairway to heaven dei Led Zeppelin, spogliata della violenza grazie al piano iniziale e poi di nuovo elettrica e  possente grazie a Jeff Schroeder e Jimmy Chamberlin, lo storico batterista.

Mancava solo la bionda  bassista D'Arcy Wretzky della formazione originaria. Ma questa è un'altra storia. Di una notte memorabile, con Corgan in scena fino a mezzanotte senza mai un crollo nella voce, restano tre immagini incancellabili: la tenerezza e lo sfogo di For Martha, il pezzo dedicato da Billy alla madre morta; e poi Bullet with butterfly wings, il brano dove si racconta che il mondo è un vampiro e la rabbia no, non riesce a sgorgare fuori del tutto, così si resta in gabbia, intrappolati, come topi; infine l'abbraccio fra Corgan e Iha, mica una roba scontata, mentre alle loro spalle incombe il faccione del frontman in una delle tante guise. E' il rock, bellezza.

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