Stefano Massini: "Abbiamo perso contatto con i sentimenti. Dobbiamo tornare umani"

Lo scrittore domani al Celebrazioni racconta il suo ‘Alfabeto delle emozioni’. "Ho ideato un gioco che rispecchia la vita e rende lo show sempre diverso"

Stefano Massini, 46 anni: i racconti a Piazza Pulita hanno riscosso grande successo

Stefano Massini, 46 anni: i racconti a Piazza Pulita hanno riscosso grande successo

Bologna, 10 maggio 2022 - Massini, perché questo ‘Alfabeto delle emozioni’?

"Perché mi definisco un cacciatore di emozioni, provo a raccontarle in modo complesso. Anche grazie al lavoro in televisione, ho capito una cosa molto importante, cioè che le persone cercano questo: storie". Dai racconti seguitissimi a Piazza Pulita , il giovedì sera in televisione, al palco del Celebrazioni: Stefano Massini arriva domani alle 21 al teatro di via Saragozza 234 con il suo Alfabeto delle emozioni (Info: Tel. 051.4399123 | E-mail: info@teatrocelebrazioni.it ). Sentito, profondo e al tempo stesso ironico, lo spettacolo non è altro che un tuffo a 360 gradi nell’infinito mondo della psiche umana e delle emozioni che proviamo. Con un trucco.

Ma perché proprio ‘alfabeto’?

"Perché raccontare tutte le sfaccettature dell’emotività sarebbe stato un lavoro infattibile, immenso. Così mi sono inventato un gioco".

Quale?

"Su ogni lettera ho costruito uno spezzone con la descrizione di un’emozione che inizia proprio con quella lettera. E nell’alfabeto ce ne sono 21, giusto? Beh, non sarebbe stato possibile rappresentarle tutte in una sera. Così, di volta in volta, estraggo qualche lettera sul palco, in modo che oggi possiamo parlare magari della A di ‘angoscia’, o della C di ‘coraggio’, e domani, chissà, della R di ‘rabbia’".

Un bello stratagemma... Ma non rischia di perdere il filo?

"Il gioco ha un senso forte, quasi crudele. Il risultato è che lo spettacolo finisce per essere diverso ogni sera. E io vengo colto di sorpresa, nel momento dell’estrazione, proprio come tutti noi veniamo colpiti ogni giorno dalle emozioni: qualcosa che non possiamo controllare e che quindi detestiamo. Non è facile, a volte si corre il rischio di intrecciarsi o dimenticarsi dei pezzi. Ecco perché mi definisco un equilibrista senza rete, che deve essere sempre pronto a reagire".

E il pubblico, invece? Come reagisce?

"È molto buffo, perché tante persone non si fidano".

In che senso?

"Non credono che sia tutto frutto della casualità, ma piuttosto che io mi prepari prima le scene. E c’è qualcuno che ha scelto di tornare a vedere lo spettacolo, per assicurarsi che fosse davvero diverso".

E come è andata?

"Ovviamente, era diverso... ( ride, ndr ). Alla fine di una replica nel Piemontese, un signore si è presentato da me dicendo: ‘Ero già venuto a Cuneo, ma ho scelto di ripresentarmi perché non credevo fosse autentico".

Una bella soddisfazione?

"È per questo che lo definisco crudo e spietato: non sai mai cosa ti capita. L’altro giorno, ad esempio, ero a Genova in una sala con centinaia e centinaia di spettatori".

Qualcuno è venuto a dirle che aveva già visto quelle lettere?

"No, al contrario, mi è capitata una cosa singolare: prima è uscita la F di ‘felicità’, e subito dopo la T di ‘tristezza’".

In questi casi cosa succede?

"Assolutamente nulla, perché è proprio questo che cerco: un meccanismo che permetta di ricostruire le meraviglie, l’imprevidibilità della vita. Un giorno ti alzi con il vento in poppa, e il giorno dopo sei a terra. Ma devi rialzarti...".

Tornare in scena, ora, significa rialzarsi?

"Sì, e voglio aggiungere come la condizione che ho descritto è proprio quella che stiamo vivendo. Abbiamo sperimentato tutti il peso di parole come ansia, frustrazione, rabbia. È cambiato il significato delle emozioni e c’è un lavoro da fare".

Di che tipo?

"Stiamo vivendo una grande fase di analfabetizzazione delle emozioni. Le conversazioni sono diventate chat , gli amici follower , e tutto è online. Tutto questo crea una virtualizzazione dei rapporti, che crea di conseguenza una virtualizzazione delle emozioni. Ma non scordiamoci che noi esseri umani siamo fatti di carne".

 

 

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