Vasco Rossi, la lettera dell'avvocato conquista i fan del Blasco

Guido Magnisi: "Ho sentito il bisogno di scrivergli per raccontare le emozioni dell'ultimo tour"

Vasco Rossi con Guido Magnisi e sua moglie

Vasco Rossi con Guido Magnisi e sua moglie

Bologna, 7 luglio 2019 - Caro Vasco ti scrivo... Non è soltanto il suo avvocato, è un amico e un confidente in un rapporto dove "parliamo pochissimo e ci intendiamo tantissimo". Sono Guido Magnisi e Vasco Rossi. Un principe del Foro e un principe del palco. L’avvocato, dopo aver seguito l’ultima tornata di concerti dell’amico, ha sentito il bisogno di scrivergli una lettera e quel testo Vasco l’ha postato subito sul suo sito ufficiale. E i contatti sono impazziti.

Avvocato, da grande amante del cinema qual è, lei parte parafrasando Hitchcock... "Come il cinema anche il concerto di Vasco è la vita di tutti noi con le parti tristi e noiose già tagliate...".

Appunto. Ovvero? "Mi aveva colpito questa frase di Hitch, penso che si adatti all’arte in generale. Cos’è una creazione artistica se non la vita, la nostra vita, già sottoposta a un prezioso lavoro di montaggio, ricostruita senza le parti dove ci si annoia. Ogni lavoro, a ben pensare, è una sintesi della propria vita, sempre che si ami il lavoro che si fa". 

Vasco Rossi esce dalla sua casa di Zocca (foto Bellisi)
Vasco Rossi esce dalla sua casa di Zocca (foto Bellisi)

Ricito il suo testo: ‘da vero poeta Vasco non solo suona il rock, ma lo veicola, il rock, dove vuole il suo villaggio di popolo, tanto che il rock diventa eccitante strumento al servizio delle parole’. "La genesi di questo mio messaggio nasce dopo questo ultimo tour ma non sta tanto nella musica: per la prima volta mi sono fermato ad osservare con attenzione il suo pubblico, l’empatia che corre tra lui e il suo popolo che, detto per inciso, numericamente potrebbe essere il terzo o quarto partito italiano... comunque ho seguito il concerto, soprattutto quello diSan Siro, guardando il pubblico: e ho assistito a questo rito curioso dove tutti conoscono le parole delle sue canzoni ma come i bambini possono conoscere i testi delle preghiere".

Sembra un rito ‘religioso’... "Il senso è: lui si dà a loro, e certo dirà qualcuno, è pagato apposta per farlo... ma loro si danno totalmente a lui. Quando alla fine Vasco ringrazia non si tratta di routine, ringrazia migliaia di coreuti per aver reso un ottimo lavoro e questo il pubblico lo sente".

Il suo primo incontro con Vasco? "Attorno al 1977, piazza Maggiore: lui faceva un concerto e si era preso anche dei pomodori. Alla fine, nel retropalco un amico me lo presenta e io gli dico d’impeto una frase che allora sembrava cretina: ‘tu diventerai un evergreen’".

E lui? "Rise molto, ‘questa la dico a mio padre stasera’, padre che lo voleva laureato...". 

Ma perché proprio ‘evergreen’ peraltro dopo un concerto finito a pomodorate? "Coglievo una tale stranezza e novità del personaggio, assoluta, lo trovavo esemplare nella sua originalità... genuino e primitivo". 

Un vostro segreto... "La cabala del numero zero".

Spieghi. "Quando fa il concerto-prova genrale di un tour mi vuole sempre. Questione di cabala. Mi dice sempre ‘Sono caduto a Napoli perché tu non c’eri’. Pensa che gli porti bene. E poi i suoi ‘numeri zero’ sono la mia passione: vedi il concerto che si forma".

Lei insiste sul parallelo Vasco-poeta... "Intanto consideri che lui vive ancora oggi una sorta complesso di inferiorità nei confronti del grande cantautorato italiano o straniero. Ma non si capisce il perché. Pensi a Eh...già, un incipit meraviglioso che racchiude tante cose. Vuol dire sono stato molto malato, sul punto di morire, pensavo di non vedervi più e voi anche, la sfida vinta è che io sono ancora qua. Tutto in Eh...già. Non lo sottovaluterei: oggi sempre più si scoprono i suoi testi che hanno la facilità di essere capiti e la difficoltà di essere recepiti: il messaggio arriva, la cosa ti rimane dentro. La comprensione di un testo non è immediata: c’è se c’è il feeling". 

Cosa fa il pubblico dei ‘fedeli’ quando arriva a un concerto di Vasco? "Magari entrano incazzati ma poi escono felici dopo una liturgia".

Tutti? "In genere sì. Ma attenzione: poi come dice lui ci sarà il lunedì. L’aveva già detto Leopardi molto bene, Vasco lo dice in altro modo ma il senso rimane quello".

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