White Lies a Bologna. "Five è la nostra maturità"

La band inglese presenta live il quinto album lunedì 11 marzo al PalaEstragon. Ospite Boniface

La band degli White Lies è tra le più rappresentative della scena indie rock inglese. Ne fanno parte Harry Mc Veigh, Charles Cave e Jack Lawrence Brown

La band degli White Lies è tra le più rappresentative della scena indie rock inglese. Ne fanno parte Harry Mc Veigh, Charles Cave e Jack Lawrence Brown

Bologna, 10 marzo 2019 - E cinque. Non tutti nel 2009, quando i White Lies s’imposero in classifica con “To lose my life…”, sarebbero stati pronti a scommettere sul fatto che il trio di Ealing avrebbe continuato a marciare spedito per la sua strada con una media di un album ogni due anni. E invece eccolo qua, in arrivo domani alle 21 al PalaEstragon con “Five”, il nuovo album dato alle stampe solo un mese e mezzo fa.

Forse il migliore della loro discografia, grazie alla produzione del ritrovato Ed Buller e a una varietà di luci e colori che vanno dall’electro rock della new wave al pop. «Il motivo di questo ritorno in Italia è dovuto al fatto che lo scorso settembre abbiamo suonato all’Home Festival di Treviso e l’esperienza è stata così entusiasmante da metterci addosso una gran voglia di riprovarci», ammette il batterista Jack Lawrence-Brown. «Torniamo con un album che rinnova parzialmente il nostro stile. Il predecessore ‘Friends’ aveva forse una natura un po’ più pop perché eravamo entrati in studio con l’idea di fare canzoni ballabili con un massiccio utilizzo di sintetizzatori, mentre in ‘Five’ abbiamo riportato la chitarra al centro della nostra musica».

Lawrence-Brown, il chitarrista Harry McVeigh, e il bassista Charles Cave (che dal vivo sono affiancati da Tommy Bowen alle tastiere) continuano a percorrere la strada del rinnovamento e a confrontarsi col mondo, come accade a Bologna, dove avranno come special guest della serata Boniface, il progetto musicale creato da Micah Visser. «Penso che alcune delle canzoni di questo nuovo album siano tra le più pesanti che abbiamo mai registrato, prendi ad esempio ‘Kick me’, mentre altre, come ‘Tokyo’, tra le più pop”, prosegue il batterista inglese. «In studio, infatti, abbiamo lasciato che ogni singolo brano si facesse trasportare dalle sue inclinazioni naturali senza porci particolari problemi stilistici, tanto ci pensa la voce di Harry ad imprimere il nostro marchio di fabbrica su tutto quel che facciamo; il risultato, in questo caso, è un album molto variegato e, per certi versi, sorprendente».

Lo stesso  McVeigh parla di “Five” come dell’album della maturità. «Nel disco ci sono canzoni che, probabilmente, non mi sarei mai sognato di scrivere dieci anni fa», ammette.

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