
Alessandro Orefice celebra il secondo scudetto consecutivo in Francia e punta alle Olimpiadi con la nazionale slovena.
Lo storico scudetto della Zinella ormai è prossimo a tagliare il traguardo dei 40 anni. E forse non è un caso che anche Alessandro Orefice, allenatore bolognese, abbia 40 anni (in realtà ne compirà 41 il 31 agosto). Alessandro ha vinto lo scudetto di Francia, nel volley, alla guida del Levallois Paris Saint-Cloud. Secondo titolo consecutivo e felicità massima per Orefice che, dopo aver portato le sue idee alla nazionale estone, ha scelto, nel frattempo, quella slovena. Per coronare un sogno chiamato Olimpiadi.
Orefice e adesso? "Sono tornato due giorni a Bologna per ritrovare la famiglia e gli amici. A Parigi sto benissimo. Mi mancano però la quotidianità con gli amici e la famiglia. E appena posso rientro".
Secondo titolo consecutivo. "Già, è il terzo, ma fare il bis un anno dopo è fantastico. Basta dare un’occhiata a quello che è accaduto in Francia per rendersene conto. A parte la lunga parentesi con Yan Fang e il Cannes, questa doppietta è stata ancora più bella".
Più bello il titolo 2024 o l’ultimo? "Diversi, ma questo, credetemi, è stato davvero bello, sofferto. Abbiamo avuto infortuni durante tutto l’anno, qualche stop prima dei playoff. Poi partecipare alla Champions…".
Che è successo? "Chiaro è l’Europa ai massimi livelli è un’avventura gratificante. Però i viaggi, uno dopo l’altro, ti tolgono energie. Soprattutto dalla testa. A gennaio eravamo quinti".
Ahi ahi. Il solito malcostume: la squadra non andava e magari hanno pensato di cacciarla. "No, questo no. Stiamo parlando di un club che, prima dei due scudetti, era abituato a navigare tra l’ottavo e l’undicesimo posto. Qualche avventura nei playoff, ma poco altro. Non mi sono mai sentito messo in discussione. C’era fiducia. Anche perché…".
Perché? "Pur essendo campioni di Francia in carica non avevamo il miglior budget. Forse il terzo o il quarto. E poi avevamo cambiato quasi del tutto la squadra. Una scelta precisa, ancorché condivisa".
E non è finita. "Già alla fine ci siamo imposti su Nantes".
Che durante la stagione… "Tre partite con loro, supercoppa compresa, e tre sconfitte. Poi è subentrato, come speravo, qualcosa. Tecnica, tattica, carattere: e abbiamo vinto".
E adesso? "Ringrazio tutti. In particolare la famiglia e gli amici che mi hanno supportato. E spero –- lo dico sempre – che questo titolo sia un trampolino di lancio per il volley nella mia Bologna".
Non riusciamo a emergere. "Magari vinciamo in B, saliamo in A. Poi facciamo fatica".
Lei ha 40 anni, quasi 41. Non ci dica che ricorda la Zinella di Zanetti. "Non avevo nemmeno un anno. Però ho letto la storia. E’ molto bella e coinvolgente".
Magari un giorno si ripeterà. Ma lei a Parigi che fa? "Beh, alleno".
Avrà un po’ di tempo libero. "Non tanto. Quando posso, con la mia fidanzata Tanja e il nostro cane cerchiamo di viverla. La Torre Eiffel, gli Champs-Elysées".
Ma lei non si ferma. "No, adesso c’è la nazionale slovena. Le qualificazioni per gli Europei, il primo mondiale in Thailandia".
Il sogno nel cassetto? "Allenare alle Olimpiadi".
Ma la Slovenia o, in prospettiva, la nostra Italia? "Un passo per volta. La mia carriera è stata contrassegnata da questo. Sono anni che sono in Francia, mi avevano anche proposto la panchina della Nazionale di Francia, ma non ho cambiato idea. Anzi…".
Dica. "Durante l’anno ho ricevuto offerte dal Brasile, dalla Turchia e dall’Italia. Non dico che avrei guadagnato il doppio, ma qualcosa di più sì".
E invece lei? "I compensi sono importanti. Ma non ho mai fatto scelte, in carriera, in base alle cifre. Mi interessano i programmi, i progetti, la possibilità di svilupparli".
E a Parigi e in Slovenia… "Mi offrono questa opportunità".
Ma lei quando allena che lingua parla? "Con la squadra in inglese. Nei faccia a faccia individuali in francese. E con il mio staff in italiano".
E lo sloveno? "Vorrei arrivarci. Con calma. Tanja, la mia fidanzata, è serba. Qualcosa sta imparando. Qualche tratto comune con lo sloveno c’è. Ma è lunga".
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