Alvisi tricolore a 11 anni "Vinco, ma sono prudente"

Nicolò si è imposto nel campionato minicross e ha fatto il bis nel minienduro "Ho ereditato la passione da papà Lorenzo, mamma Silvia dice di andare piano"

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di Alessandro Gallo

Campione d’Italia, anzi, bicampione a soli 11 anni. E’ la storia di Nicolò Alvisi che deve questo talento a papà Lorenzo (tricolore di enduro) e all’essere cresciuto nella terra dei campioni. Già, perché per Monterenzio, sono transitati altre star come Massimo Bianconcini e Alex Salvini.

Nicolò, che è nato a Bologna il 31 agosto 2009, sale su una moto a 4 anni. A 8 le prime gare nella categoria Debuttanti vincendo il titolo regionale e conquistando piazzamenti di prestigio nell’italiano junior.

Terzo due anni fa alla Coppa dell’Avvenire, in questa stagione ha vinto il campionato italiano minicross e il titolo tricolore minienduro nella classe 65. Da due anni fa parte della gruppo sportivo Fiamme Oro seguito da Massimo Beltrami e Cristian Ravaglia. Per la parte tecnica si affida a Bertino Castellari, dell’omonimo team. Per la Pirelli è diventato tester ufficiale degli pneumatici e, particolare curioso, non ama raccontare i suoi successi. A scuola non aveva raccontato nulla: compagni e docenti hanno scoperto i successi solo da alcuni post.

"Sono iscritto alla prima media di Loiano – racconta Nicolò –. Mi piace la matematica. Non so cosa farò da grande. Adesso mi dedico al motocross".

E lo fa con ottimi risultati. Prima di decidersi per la moto ha provato altre discipline. "Basket, nuoto e karate. Ma non mi regalavano le stesse emozioni".

Testa sulle spalle, Nicolò sa che la moto, se usata in modo improprio può diventare pericolosa. "Quest’anno ci sono state delle tappe selettive. Ho preso parte all’area nord. Sono arrivato primo a Cremona e secondo a Lovolo. Il titolo italiano ce lo siamo giocato a Ponte a Egola. Sono andato là e ho vinto".

Semplice. Quando è in sella Nicolò si trasforma. "La partenza è uno dei momenti più emozionanti. L’ideale è partire bene. Poi bisogna rimanere concentrati, senza agitarsi. Il rischio è cadere, perché ci si può far male".

Si allena 2-3 volte la settimana. "Mamma Silvia mi dice di stare attento. E’ un po’ preoccupata. Ma sa che questo sport mi piace e che sono prudente. L’idolo? Tony Cairoli".

Quest’anno era in sella a un Ktm 65. Segue da vicino la moto, anche se per la parte meccanica ci sono il fido Bertino e papà Lorenzo. "Ho cominciato con il monomarcia. Quando sono passato alle marce mi sono trovato in difficoltà. Poi ci ho preso la mano. Se qualcosa non funziona lo intuisco. Anche se servirà tempo per fare come papà e avvertire se c’è una vite non stretta bene". Intanto ha imparato a cambiare le gomme da solo: operazione che esegue in meno di 5 minuti. Segue da vicino la sorella Anna, 6 anni, che ha scelto la ginnastica artistica e si allena con papà. Che forse dovrà arrendersi all’età. "Ce la battiamo alla pari – sorride Nicolò –, ma in futuro…".

Covid permettendo è pronto a ritagliarsi un futuro a livello internazionale. Anche se, come sottolinea orgogliosa mamma Silvia, "per lui è un gioco. L’approccio è professionale. Ma ora, com’è giusto, prevale il divertimento. Dobbiamo fare qualche sacrificio, perché è uno sport costoso. Ma a lui piace e cerchiamo di supportarlo".

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