Amaro campano: il Bologna frena ancora

Prima Ferguson, poi Lykogiannis riacciuffano i granata. Negato un rigore solare allo scozzese. Arna torna, ma va ko. E l’Europa si allontana

Amaro campano: il Bologna frena ancora

Amaro campano: il Bologna frena ancora

di Gianmarco Marchini

Il bicchiere è mezzo vuoto. Il sapore, quello di un amaro: amaro campano. Il punticino di Salerno è un’altra occasione mancata, un altro passettino quando il Bologna ci aveva convinti di aver imparato a volare. L’impresa contro l’Inter sembrava aver messo le ali alla squadra di Thiago e, invece, sono arrivate la sconfitta in casa del Toro e i pareggi con la Lazio e quello dell’Arechi, appunto. Due punti in tre gare, diversissime tra loro, ma con un minimo comun denominatore: i rossoblù hanno smarrito quella magia che li aveva portati ad affacciarsi dal balconcino del settimo posto, l’Europa lì vicina, quasi da toccare con la mano. Adesso, invece, quel sogno pare molto più lontano del punto che sulla carta divide il Bologna da Udinese e Juventus: 37 contro i 38 dei bianconeri, anche se quelli di Torino devono ancora giocare con l’Inter. La vera distanza è quella che separa la squadra di Motta di febbraio e quella un po’ ridimensionata da questo marzo strano e scorbutico che, per fortuna, la sosta delle nazionali si porta via.

Una pausa mai così propizia, soprattutto dopo che la battaglia di Salerno lascia due feriti illustri, Cambiaso uscito dopo venti minuti e Arnautovic finito ko ad appena un quarto d’ora dal suo ingresso: risentimento muscolare per il terzino, uno dei migliori interpreti della rivoluzione mottiana; contusione al piede destro per il centravanti austriaco, invocato a furor di popolo e ora di nuovo fuori dalla scena. Thiago ha già ampiamente dimostrato di poter fare senza Arna. Se anche il Bologna potrà continuare a prescindere dal suo miglior giocatore, è una verità da aspettare con pazienza.

Intanto all’Arechi i rossoblù hanno confermato di non poter prescindere da Orsolini. Tre gare senza i suoi gol e il bilancio è il bottino magro ormai noto. Ieri Orso è entrato proprio con Arnautovic subito dopo il 2-1, ma non è mai riuscito a incidere, tradendo nervosismo e voglia di strafare. Probabile che fosse condizionato dalla rabbia per una convocazione in Nazionale meritata ma sfumata. Frustrazione comprensibile, ma non abbastanza da giustificare un ingresso così poco incisivo. E’ proprio qui che Orso deve marcare la differenza dal passato, nella capacità di essere leader quando serve.

La partita di Salerno conferma anche che quel tipo di leadership non la si può chiedere a Barrow, ancora una volta preferito a tutto e tutti dall’inizio, ma ancora una volta a digiuno. Adesso, vanno bene i movimenti e lo sbattimento in campo, ma Musa non segna dal 16 ottobre scorso. Per fortuna, c’è lui: Lewis. Già, si era inceppata anche la vena realizzativa di Ferguson che non segnava dall’11 novembre (Sassuolo), ma ieri lo scozzese ha ritrovato la rete con il bellissimo colpo di testa dell’1-1 (12’). E si era anche conquitato un rigore, Fergie, ma Pairetto e il Var sono riusciti a non vedere il fallo di Bradaric (41’), visibile a occhio nudo anche da San Luca. Deve ritrovare i gol delle punte, il Bologna, dicevamo, ma deve anche evitare di concedere quelli regalati alla Salernitana. L’1-0 di Pirola (6’) è un’incornata, da corner, su cui dorme Lucumì, mentre il 2-1 di Dia al 19’ della ripresa è un sonnellino generale davanti a Skorupski. Ma la classifica resta bella, quindi niente drammi, né pianti greci. Anzi, c’è da consolarsi con le pennellate di Kyriakopoulos, ieri confermato esterno alto a sinistra e autore dei due assist, il secondo dei quali per il connazionale Lykogiannis (28’) valso il 2-2 finale.

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