
di Gianmarco Marchini Il bicchiere è mezzo vuoto. Il sapore, quello di un amaro: amaro campano. Il punticino di Salerno è un’altra occasione mancata, un altro passettino quando il Bologna ci aveva convinti di aver imparato a volare. L’impresa contro l’Inter sembrava aver messo le ali alla squadra di Thiago e, invece, sono arrivate la sconfitta in casa del Toro e i pareggi con la Lazio e quello dell’Arechi, appunto. Due punti in tre gare, diversissime tra loro, ma con un minimo comun denominatore: i rossoblù hanno smarrito quella magia che li aveva portati ad affacciarsi dal balconcino del settimo posto, l’Europa lì vicina, quasi da toccare con la mano. Adesso, invece, quel sogno pare molto più lontano del punto che sulla carta divide il Bologna da Udinese e Juventus: 37 contro i 38 dei bianconeri, anche se quelli di Torino devono ancora giocare con l’Inter. La vera distanza è quella che separa la squadra di Motta di febbraio e quella un po’ ridimensionata da questo marzo strano e scorbutico che, per fortuna, la sosta delle nazionali si porta via. Una pausa mai così propizia, soprattutto dopo che la battaglia di Salerno lascia due feriti illustri, Cambiaso uscito dopo venti minuti...