Aquila ai saluti con tanto di contestazione

L’Unipol Arena si riempie di striscioni polemici firmati ’Tifosi ingrati Fortitudo’. Per il resto un silenzio irreale contro Reggio Emilia

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Reggiana

88

Fortitudo Bologna

77

UNAHOTELS REGGIANA: Thompson 11, Hopkins 21, Baldi Rossi 10, Strautins 3, Crawford 10, Colombo, Soliani, Cinciarini 8, Johnson 4, Larson 21. All. Caja.

KIGILI : Frazier 18, Manna, Aradori 22, Mancinelli ne, Mingotti, Procida ne, Casali ne, Benzing 12, Fantinelli 2, Charalampopoulos 9, Groselle 5, Borra 9. All. Martino.

Arbitri: Lo Guzzo, Nicolini, Pierantozzi.

Note: parziali 23-14; 41-35; 64-56. Tiri da due: Reggio Emilia 2541; Fortitudo Bologna 1434. Tiri da tre: 1029; 729. Tiri liberi: 810; 2831. Rimbalzi: 34; 41.

di Massimo Selleri

Il popolo dell’Aquila utilizza la sigla Tif, acronimo di Tifosi Ingrati Fortitudo per stigmatizzare quello che, al di là del campo, non ha funzionato in questi ultimi anni. "Abbonamenti in pandemia", "Torre Verde", "Metano Nord", "Rimborsi?", "Progetto Giacosa" e "Gestione Umorale" sono i 7 temi di una lenzuolata appesa all’Unipol Arena dove va in scena una partita inutile per la Effe. Le questioni possono anche avere un loro fondamento e sono tornate di attualità in una stagione dove tutto è andato storto con tre fughe, dal coach croato Jasmin Repesa a Jabril Durham, passando per quella di Brandon Ashley e con una serie di infortuni e altre sfortune che hanno portato a questo risultato negativo.

Chi fin qui ha dato un contributo importante nel finanziare il progetto, leggi Gianluca Muratori del consorzio Innova, non ha molto gradito di questa contestazione ricordando che i suoi erano e sono quattrini veri e che sono serviti per mettere la squadra in campo. Con la proprietà che ha difeso l’operato del presidente Christian Pavani, da qui nasce l’aggettivo ’ingrati’ e l’elenco dei motivi per cui al di là della retrocessione la gestione del club ha suscitato perplessità. Si riparte dal silenzio, rotto solo da qualche canestro di Jacopo Borra, con cui sostenitori biancoblù, oltre un centinaio, hanno seguito la partita. La frattura è da ricomporre anche perché al momento un cambio di proprietà non sembra essere all’orizzonte e questo significa che si dovrà arrivare se non a una pace almeno a una tregua, magari prendendo esempio della squadra che sul campo vende cara la pelle fino a quando c’è benzina nel serbatoio e che conferma che il suo valore, almeno quando si gioca senza pressione, non è da penultima della classe.

Purtroppo le belle sconfitte non hanno mosso la classifica e ora dal presidente in giù si chiede di fare piazza pulita. Ci vorrà ancora qualche giorno per calmare le acque e poi per ripartire, in attesa che l’Agenzia delle Entrate dia la sua benedizione al piano di rientro chiesto per i debiti con l’erario.

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