Arcoveggio, ora si riparte "Ma il futuro resta incerto"

Rondoni, direttore generale HippoGroup: "Domani riapriamo, ma a porte chiuse. Tanti dubbi, seguendo una logica imprenditoriale dovremmo stare fermi"

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di Alessandro Gallo

Riapre domani l’ippodromo Arcoveggio. I cavalli riprendono a trottare, ci sono le corse, ma il quadro che offre Marco Rondoni, direttore generale HippoGroup Cesenate spa (in foto nel tondo), è tutt’altro che roseo.

Rondoni, domani si riapre.

"Sì, però è meglio chiarire. “Riapriamo le corse, ma lo faremo a porte chiuse. E lo facciamo in un momento in cui le difficoltà non mancano".

Perché?

"Si riapre senza garanzie: le agenzie di scommesse sono chiuse, le Sale Bingo pure. E i nostri scommettitori sono pochi inclini alla modalità online".

Un anno difficile, il 2020.

"E’ una stagione nella quale abbiamo dovuto fare i conti con 160-170 giorni di chiusura".

Si vede la luce in lontananza?

"Non sappiamo quando si potrà riprendere a regime e con quali modalità. Maturiamo dei crediti nei confronti del ministero, ma la situazione resta pesante: non incassiamo nulla".

Effetto Covid?

"Il Covid ha imposto ulteriori costi: il triage, la presenza fissa di un medico, controlli severi ai quali ci siamo attenuti. Ma non abbiamo incassato nulla dalla biglietteria, dai ristoranti".

Si riapre…

"Con una sensazione di drammatica incertezza. Dovessimo fare una scelta imprenditoriale, sarebbe meglio restare chiusi. I costi comunque lievitano".

Prevista una manifestazione?

"Domani in piazza del Popolo a Roma e in piazza Duomo a Milano contiamo di portare almeno 10mila persone. Lo Stato ci ha dimenticato. Il nostro è un settore nel quale lavorano 150mila addetti. Considerando le rispettive famiglie è un fenomeno che interessa 400mila persone. Mancano le prospettive e…".

Dica.

"Solo il canone di affitto tra sale Bingo e ippodromo comporta una spesa di 20-25mila euro al mese. L’amministrazione comunale è sensibile, ci aiuta. Ma non abbiamo lavorato 8 degli ultimi 12 mesi".

Le scommesse online?

"Abbiamo un pubblico di una certa età. Che al pc, allo smartphone, preferisce l’aspetto umano. Corriamo un rischio".

Perché?

"Rischiamo di scomparire dai radar della gente. I ristoranti, che pure sono toccati da protocolli e dpcm, ogni qual volta riaprono, sono pieni. Non è così per noi. E questo ci spaventa. Resta il senso di inquietudine, di una situazione pesante per far fronte, comunque, a un’esposizione finanziaria".

Qual è la situazione del gruppo?

"Ci sono 150 persone in Cassa Integrazione da mesi, spero che il Governo si accorga di noi".

Sembra amareggiato.

"Prevale la preoccupazione per l’indifferenza che vedo in giro. Spero che la manifestazione che coincide con la nostra riapertura, apra gli occhi a molti. Le nostre sono scommesse lecite, controllate dallo Stato".

E in assenza di queste?

"Si fa largo il gioco illecito, quello legato alla malavita, all’evasione. Abbiamo dimostrato di aver riaperto con grande attenzione verso le procedure. Misurazione della temperatura prima ancora che fosse resa obbligatoria, distanziamento, spazi ridotti. Grande efficienza. Speriamo davvero di essere presi in considerazione del nuovo Governo".

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