Baraldi: "La nostra Virtus a forza quattro"

L’ad soddisfatto: "Hackett e Shengelia si sono calati subito nella parte, così con Belinelli e Teodosic abbiamo un poker di leader"

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di Massimo Selleri

"In finale i nostri tifosi avranno un ruolo importante". Parla il ceo della Virtus Luca Baraldi che spiega come ci sia bisogno di tutti per tenere cucito sulla maglia bianconera lo scudetto tricolore.

"Ci stanno arrivando tante richieste – prosegue Baraldi – per cui mi aspetto una Segafredo Arena piena e sempre vicina al tutto esaurito. Sappiamo di poter arrivare a giocare quattro partite davanti al nostro pubblico e dobbiamo trasformare il fattore campo in un effettivo vantaggio".

Prevede una serie lunga?

"Sì, perché noi e Milano rappresentiamo due squadre di alto livello anche a livello europeo. La V nera ha vinto l’EuroCup, loro militano in Eurolega, per cui credo che si andrà oltre le prime quattro partite e che sarà importante non trascurare nessun dettaglio".

Apriamo una parentesi sulla prossima stagione, farete la spola tra la Fiera e Piazza Azzarita?

"Non faremo più la struttura provvisoria, ma speriamo che in estate possano partire i lavori per il nuovo impianto definitivo. Nel frattempo fino a novembre giocheremo al PalaDozza, poi torneremo al padiglione 37 della Fiera poi, forse, dovremo fare qualche altro trasloco".

Da quando siete saldamente al comando del club, nell’ordine avete conquistato una Champions, uno scudetto, una SuperCoppa, una EuroCup e adesso siete tornati in finale scudetto. Quali idee vincenti avete messo in campo?

"Responsabilità chiare e avere ben chiaro che la squadra è più importante del singolo. In ogni ambito ci sono persone di grande competenza che collaborano tra di loro con compiti precisi. Ad esempio il coach Sergio Scariolo è il responsabile della gestione della squadra e lì sta svolgendo un ottimo lavoro".

Quanto costa questa Virtus?

"Di cifre non abbiamo mai parlato e non lo faremo neppure in futuro. Tutti ci definiscono una società ricca ed è vero che abbiamo una disponibilità economica importante, ma è altrettanto vero che qui da noi anche i campioni percepiscono un ingaggio corretto e non spropositato per il loro rendimento. Aggiungo che non basta spendere, ma una società deve avere anche dei valori ai quali non può derogare, tra cui quello che un singolo giocatore non è mai più importante del gruppo".

Quando, però, avete aggiunto Toko Shengelia e Daniel Hackett la squadra ha avuto un cambio di passo, non trova?

"Certo, ma qui il discorso diverso. Sono arrivati due ottimi giocatori che proprio perché sono tali non si sono voluti sostituire a Milos Teodosic e a Marco Belinelli ma, accettando quei valori di cui parlavo prima, stanno giocando insieme con loro. Il risultato è che adesso abbiamo quattro leader che portano sulle loro spalle la responsabilità di essere una guida per i loro compagni".

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