Restrizioni Covid Bologna, l’urlo di BasketCity: "Il 25% di posti non basta"

Con il vincolo degli accessi ai palazzetti, scatta l’allarme di Virtus e Fortitudo. Lunedì l’assemblea di Lega: si punta ad arrivare al 50% di seggiolini occupati

Aradori in attacco contro Belinelli nell’ultimo derby tra Virtus e Fortitudo

Aradori in attacco contro Belinelli nell’ultimo derby tra Virtus e Fortitudo

Bologna, 24 luglio 2021 - «Così il nostro sport muore". Questo il grido di allarme di Basket City alla notizia che la capienza degli impianti sarà ridotta al 25% a causa della pandemia. La Virtus parla per bocca del suo amministratore delegato Luca Baraldi, mentre la Fortitudo sta in silenzio, sperando che per una volta l’unione faccia la forza e che, lunedì, quando ci sarà l’assemblea di Lega, i sedici club siano concordi nel dare un segnale forte al governo sperando che questa percentuale possa arrivare almeno al 50%, come richiesto dallo stesso presidente Umberto Gandini.

"Noi saremo molto chiari – spiega Baraldi – se la quota del 25% resta fissa non ha senso iniziare il campionato. Veniamo dalla esperienza della finale playoff dove né l’impianto di Milano né quello di Bologna si sono trasformati in un focolaio, nonostante la presenza dei tifosi e questo grazie alle precauzioni. Ora, siccome la situazione dovrebbe migliorare vista la campagna vaccinale, non si capisce perché gli impianti debbano subire una riduzione così drasitica".

Sia la V nera che la Effe inizieranno la loro stagione al PalaDozza e questo significa, pallottoliere alla mano, che i posti disponibili ballano tra 1350 e 1400. I bianconeri hanno vinto lo scudetto e di biglietti ne venderebbero almeno dieci volte tanto, i biancoblù facevano quasi il triplo anche in serie B e dal 2017 sono costretti a chiudere anticipatamente la campagna abbonamenti perché ha raggiunto la quota massima di posti disponibili. In sostanza questa disponibilità è una goccia nel mare rispetto alla sete di pallacanetro che c’è sotto le Due Torri.

«Dispiace ovviamente per gli appassionati – conclude Baraldi – ma qui il problema è molto più serio. Nonostate le copiose risorse che arrivano dai diritti televisivi, il calcio ha detto chiaramente di non riuscire a stare in piedi se la capienza sarà del 50% negli stadi. Noi non abbiamo neppure questo tipo di risorsa, per cui dobbiamo confidare nelle sponsorizzazioni e nei biglietti venduti. La passata stagione è andata come è andata e farne un’altra con la limitazione del 25% significa una sola cosa: chiudere. Noi da novembre giocheremo alla Segafredo Arena, e i costi sono circa gli stessi, sia che entrino 10mila sia che ne entrino 2500. Dal punto di vista economico varrebbe la pena non aprirlo neppure l’impianto e giocare a porte chiuse. Non si può sempre solo confidare nella generosità dei proprietari, le società di basket sono aziende che devono essere sostenibili e avere degli utili".

La seconda questione che preoccupa non poco sia la Virtus che la Fortitudo è che, a fronte di una stagione dove si è giocato a porte chiuse per tutta la fase regolare del campionato, alla fine i famosi ristori non sono stati minimamente confontabili con le perdite.  

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