Bologna, 1 ottobre 2024 – C’è una targhetta all’imbocco del tunnel che porta in campo: ‘This is Anfield’, è scolpito sopra. “La devono toccare i giocatori del Liverpool, ma non gli avversari, perché si dice che non porti bene”. Di storie su Anfield, Massimo Marianella ne ha sentite, tramandate e vissute tante. “La mia prima volta in questo stadio fu da giovani col mio amico Sandro Piccinini – racconta lo storico volto di Sky Sport che domani sera darà voce al sogno del Bologna –. Eravamo andati in Inghilterra per affinare la lingua: da Londra affittammo un’auto, trovammo incredibilmente due biglietti per una gara. Una volta dentro, fu come vedere a colori quel sogno vissuto in bianco e nero tante volte. Oggi, che lo faccio per fortuna e purtroppo da trent’anni, mi emoziono ancora quando arrivo ad Anfield”.
Marianella, perché: che cos’è Anfield?
“Per me è lo stadio più bello del mondo, il più affascinante, il più carico di storia. Ho avuto la fortuna di fare telecronache in tantissimi stadi, ma solo tre mi hanno coinvolto: uno è Highbury che non esiste più; un altro è il vecchio Wembley - quello delle due torri - che però non esiste più; e poi c’è Anfield, che è stato rimodernato, ma con la cura di portarsi dietro tutta la storia passata: l’hanno rifatto più o meno uguale, ma moderno. Quando ti avvicini a questo stadio, la storia ti prende a braccetto e ti accompagna dentro. Io rivedo Shankly, i gol di Keagan, quelli di Dalglish: sento una sonorità, una passione pazzesca: Anfield è magia”.
Un ricordo che la lega a questo tempio profano?
“Tanti, troppi. Forse scelgo Liverpool-Barcellona 4-0 (7 maggio 2019; ndr), semifinale di Champions. All’andata i blaugrana avevano vinto 3-0. Non credevo i Reds potessero ribaltarla, l’avevo detto prima della gara: ’Se c’è un posto dove questa partita può essere capovolta, quel posto è Anfield’. Ma l’avevo detto senza credere che fosse possibile. Invece, ad Anfield tutto è possibile”.
Intanto per il Bologna è tutto vero.
“Credo che domani sera per i rossoblù sarà la vera conferma di essere tornati a quella grandezza che era appartenuta al nome e alla storia del club putroppo troppi anni fa. E’ vero che il ritorno è stato contro lo Shakhtar al Dall’Ara, ma sono convinto che dirigenti e giocatori, la sensazione di aver rimesso i piedi davvero nella grande Europa, la proveranno quando vedranno il profilo di Anfield”.
Dopo di ché, ci sarà una partita da giocare...
“Mi auguro e credo che tanti arriveranno lì e si prenderanno venti secondi per fare un bel respiro ed essere felici: felici di essere arrivati a quell’evento. Il Bologna e i suoi tifosi devono godersi questa notte. Poi sono sicuro che non si arrenderanno mai in campo, giocheranno al massimo possibile per uscire senza rimpianti”.
Che squadra è quella di Slot?
“Credo che ereditare la panchina di Klopp fosse una delle cose più difficili: calcisticamente per quello che aveva vinto Klopp e umanamente per quello che il tedesco aveva lasciato. Slot da persona intelligente non ha voluto trasformare il Liverpool, ma lo sta adattando: ha fatto un cambio nello schieramento, un 4-2-3-1 che diventa un 4-3-3, mentre Klopp faceva rigidamente il 4-3-3. Ha raggiunto un livello di competitività che non pensavo riuscisse in 2-3 mesi. Il Liverpool è ancora una delle due-tre squadre in Inghilterra, con City e Arsenal, e una delle prime cinque al mondo”.
Anche di Italiano si può dire che abbia ereditato con grande rispetto il Bologna irripetibile di Motta?
“E’ vero, la stessa descrizione di Slot, posso usarla per lui, con una grande differenza però: che a Vincenzo hanno smantellato la squadra, a Slot no. Per la bravura della società e dell’allenatore - perché Thiago è bravissimo - si è creata quella magia che talvolta si crea in una stagione. Però non era un gruppo di venti campioni: c’era qualche eccellenza e una grande forza di insieme. Se tu quelle eccellenze le levi tutte: gli levi Calafiori che è un giocatore straordinario; Zirkzee, che oggi soffre nello United, ma nel Bologna era uno Zirkzee con due Z maiuscole, più di Zorro; se gli togli pure Ferguson infortunato, ecco che è un altro Bologna. Italiano sta cercando di cambiare tante cose con le sue idee: con la difesa più alta, con una velocità d’esecuzione più evidente, con un gioco un pochino più perimetrale. Sta cercando di cambiare, ma con grande rispetto. Però è come se a Slot avessero tolto Szoboszlai, Van Dijk e Salah. Avremmo visto le stesse cose? Credo di no. Vincenzo, però, sa cosa deve fare: lo stimo come uomo e come tecnico, è uno degli allenatori giovani più bravi d’Europa”.
Dopo Liverpool, il Bologna andrà in casa dell’Aston Villa.
“Squadra forte, con una mentalità offensiva importante, costruita da un manager difensivo, perché Unai Emery nello sport americano sarebbe un defensive coordinator, ma lui ha quasi cambiato mentalità a Birmingham, mai vista una squadra di Emery così offensiva, squadra che ha una fluidità verticale importante. Ecco, arrivare al Villa Park è bellissimo: sembra di entrare in un teatro, con quelle scalinate. E’ un’altra trasferta di grande fascino, ma calcisticamente per il Bologna sarà un’altra trasferta tostissima”.
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