Bologna, 2 settembre 2024 – Certi sfoghi in sala stampa rubano l’occhio più di 270 minuti senza un gol su azione. In realtà più che uno sfogo in piena regola quello di Vincenzo Italiano sabato notte al Dall’Ara, dopo il nulla calcistico offerto dal suo Bologna con l’Empoli, è stata un’alzata di toni, una sottolineatura di concetti, un mettere i puntini sulle i a futura memoria. "Non ci sono più Zirkzee, Calafiori, Saelemakers ed è cambiato l’allenatore, quindi ripartiamo da zero", è stato il suo messaggio ai naviganti. Tutto condivisibile. Thiago e i big che hanno fatto l’impresa hanno fatto le valigie (o, come Ferguson, sono ancora in infermeria), ragion per cui quello di oggi è tutto un altro film, affidato a un nuovo regista e a giovani attori che forse un giorno diventeranno star ma che fin qui si sono comportati da comparse. Intendiamoci, di false partenze è piena la recente storia rossoblù. Per dire: Mihajlovic nel 2022-23 nelle prime tre giornate raccolse un solo punto. Ma era il Sinisa già piegato dalla seconda aggressione della malattia, che purtroppo non gli avrebbe dato scampo. Lo stesso bottino di un punto in tre partite lo raccolse nel 2018-19 al pronti via Pippo Inzaghi, che poi all’inizio del girone d’andata fu avvicendato proprio da Mihajlovic.
Sinistri presagi. Ma se Italiano sabato notte ha parlato chiaro, chiamando tutti a fare un bagno di realismo, anche la sua squadra sul campo purtroppo ha fatto altrettanto: la transizione da un calcio all’altro fin qui ha prodotto una perniciosa sovrapposizione di idee nella testa dei ‘reduci’, che nel nuovo canovaccio cercano tracce del vecchio senza cavare un ragno dal buco ma soprattutto mostrando un’aridità di soluzioni che preoccupa. Da che calcio è calcio non ha senso emettere sentenze alla terza giornata: la logica, anzi, imporrebbe di giudicare il lavoro di Italiano solo dopo un lasso di tempo ragionevole di dieci partite. Il problema è che la squadra che con l’Empoli è uscita dal campo accompagnata dalla doppia colonna sonora degli applausi di incitamento e dei fischi di frustrazione tra poco più di due settimane debutterà in Champions League con lo Shakhtar, che non è né il Liverpool né il Borussia Dortmund ma che opporrà ben altra resistenza rispetto a quella di un Empoli costruito per salvarsi.
A Italiano le attenuanti non mancano: 1) un mercato che nell’anno della Champions si è chiuso in attivo (una manciata di milioni, che però sono quelli che hanno impedito di arrivare ai vari Gosens, Ioannidis e Logan Costa) e che ha provato a colmare i pesanti vuoti lasciati dalle partenze di Zirkzee e Calafiori con un pacchetto di volti nuovi che fin qui, per un motivo o per l’altro, in campo si sono visti pochissimo; 2) gli infortuni che hanno costellato l’inizio di stagione; 3) il ritardo di condizione dei reduci dagli impegni con le nazionali, vedi Posch, Lucumì e i tre svizzeri.
Ma anche se non è ancora l’ora dei processi il quadro di oggi è pieno di incognite. La coesione del gruppo è testimoniata dall’abbraccio collettivo a Italiano dopo il gol lampo di Fabbian (era già successo con l’Udinese), ma poi ci sono i risultati.
Alla ripresa del campionato dopo la sosta in otto giorni il Bologna sfiderà Como e Monza in trasferta e, in mezzo, lo Shakhtar al Dall’Ara in Champions. Ergo: le risposte ai tanti dubbi Italiano dovrà trovarle in partita.
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