GIANMARCO MARCHINI
BFC

Bologna, un’altra Europa è possibile. La missione: tornare tra i grandi

Da ‘intrusi’ nella massima competizione a squadra capace di ribaltare i vice campioni. Tutto in cinque mesi

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Bologna, 23 gennaio 2025 – Talmente bello da aver paura un giorno di svegliarsi e scoprire che questo Bologna è stato tutto un sogno: che in Champions ci è poi andata la Roma (sennò Hummels sarebbe un matto, dai), che Liverpool l’abbiamo vista in cartolina, che Birmingham l’abbiamo vista solo su ’Peaky Blinders’, che Gianni Morandi deve ancora compiere ottant’anni e che, fra tutti, i posti perché dovrebbe scegliere Lisbona per festeggiarli? Talmente bello che davvero ti vengono i dubbi. Soprattutto perché dopo sessant’anni l’abitudine a sedere dalla parte dei delusi ti è passata sotto la pelle. Uno scetticismo endemico di cui trasuda persino l’inno: "Che se poi esiste la felicità, chi ti dice che non passi anche di qua?".

Invece, la felicità ci è passata eccome, quando forse nessuno l’aspettava più. E’ arrivata in una fredda notte di un gennaio inoltrato, nel cielo sopra un Dall’Ara tutto colorato di rossoblù, contro una corazzata gialla. La felicità ha indossato prima le scarpe di Dallinga, poi quelle di Iling-Junior, e nel fazzoletto di due minuti ha ribaltato la partita con il Borussia Dortmund e riscritto la Storia.

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La prima vittoria in Champions League è un punto di non ritorno: nel senso che dopo aver provato certe emozioni, indietro non si può tornare. O meglio, non si è più disposti a farlo. Ed è su questa ritrovata fame di ambizioni e grande calcio che il Bologna dovrà costruire il suo presente e il suo futuro. La Champions è finita, ma ha lasciato un’onda di entusiasmo e passione che può essere cavalcata a lungo.

E pensare che tutto è cominciato con il pareggino al debutto con lo Shakhtar, in una notte fredda e piovosa di settembre: zero gol, zero emozioni, zero tutto. Ok carina la musichetta, ma è tutta qui la Champions? Poi sono arrivate le trasferte inglesi. L’invasione di Liverpool al grido di ’You’ll brisa walk alone’, la voce potente di Anfield come un urlo che viene dal centro della terra. Sconfitti, ma felici. Come a Birmingham: altro esodo rossoblù, altra grande notte di calcio, ma altra sconfitta. A casa senza punti, ma pieni di souvenir, con i telefonini gonfi di foto. Tanto che in città qualcuno conia ’la Champions da turisti’. Le sconfitte con il Monaco e il Lille al Dall’Ara sembravano la classica secchiata d’acqua: sveglia, è stato tutto un sogno. Intanto, però, il Bologna viene tradotto in Italiano: una squadra con idee e carattere che va a dominare a casa di Thiago Motta. I rossoblù decollano e atteranno a Lisbona. Nella notte del Da Luz arriva un pareggio gigantesco contro il Benfica, preludio alla Vittoria con il Borussia. La Storia è stata riscritta.

E adesso? Adesso il futuro che ha il sorriso onesto e un po’ guascone di Vincenzo Italiano, l’artigiano di questo secondo capolavoro rossoblù. Quando ha ereditato la panchina di Motta sembrava un condannato a perdere. Lui con la forza del lavoro ha ricostruito una squadra persino più bella, pur senza quei belli e impossibili di Zirkzee e Calafiori. Stupenda la scena nel post-partita di martedì, con Saputo che letteralmente prende in braccio il suo allenatore, come a portarlo in trionfo. Se, persino, Joey perde il suo aplomb, chi siamo noi per non sognare ancora?