Bologna, 7 novembre 2024 – La Champions riscopre quello che è stato il tallone d’Achille e nervo scoperto del Bologna in questo inizio di stagione. Problema che pareva risolto dopo Genoa, Cagliari e Lecce: quello del gol. In Europa si alza il livello e questo Bologna non basta. Lo dimostrano i numeri: con Shakhtar, Young Boys e Salisburgo che si sono sbloccati ieri, i rossoblù sono rimasti l’unica squadra in Champions a non aver ancora segnato un gol.
Ma il problema va oltre: perchè con il Monaco i tiri in porta sono stati solo 2, uno di Beukema nel primo tempo, da sviluppi di corner, e uno di Fabbian, entrambi neutralizzati da Majecki. Troppo poco. Sul conto ci sarebbe pure la conclusione di Fabbian a tu per tu con il portiere nel primo tempo, deviato in angolo da un provvidenziale Mawissa e qualla di Castro: ma a gioco fermo. La produzione resta comunque minimale, a dimostrazione di un Bologna che fatica a reggere il livello di livello altissimo, superiore.
Deve crescere, il Bologna. E trovare un equilibrio che ancora stabile non è. A dirlo i due volti dei rossoblù tra campionato e Champions. Italiano ha trovato soluzione al problema del gol in serie A cambiando modulo, inserendo Odgaard sotto punta.
"Ma in Champions abbiamo bisogno di equilibri diversi". Insomma, in Europa il Bologna non può reggere 4 uomini offensivi. Con il Monaco il tecnico è ripartito dal 4-2-3-1, ma con Fabbian sotto punta, ovvero un centrocampista, per garantire copertura. E con Ndoye a seguire a uomo il terzino Vanderson fino alla propria trequarti e con tanto campo da risalire. Così è dura. I numeri inchiodano il Bologna: 4 partite, zero gol in Champions. E zero gol in stagione fin qui per Ndoye, giocatore di livello europeo per motore, sempre utile e indispensabile ma che non ha ancora compiuto il salto di qualità diventando esterno con il gol in canna.
Peggio ancora Dallinga, sesto miglior marcatore dell’ultima Ligue 1 e ancora secco tra campionato e Champions. Italiano sta esaltando Orsolini: ma solo in campionato e dopo aver cucito a Odgaard il ruolo di seconda punta alle spalle di Castro. Quest’ultimo, però, ha trovato tre reti tutte segnate quando ancora i rossoblù scendevano in campo con il 4-3-3: dopo il cambio modulo, è punta che fa la guerra, che gioca per i compagni, che fatica però a entrare in area e ad avere palloni utili per concludere, salvo palle inattive.
C’è un problema di modulo, lo dicono i numeri. Perché dopo il passaggio al 4-2-3-1, il Bologna ha concluso in porta 4 volte con il Lecce (più 10 tiri fuori), 4 con il Cagliari (e 4 fuori) e 7 con Genoa (più un tiro fuori). Con il 4-3-3 il Bologna ha trovato 2 tiri in porta con il Napoli, 3 con l’Empoli, uno con l’Atalanta e 3 con il Parma, con Udinese (7), Como (4) e Monza (8) uniche eccezioni. Va da sè che in Champions i numeri siano peggiorati: due tiri in porta con il Liverpool, 1 con lo Shakhtar e 4 con l’Aston Villa. C’è un problema di cinismo, c’è un problema Dallinga, scommessa costosa (15 milioni più 3 di bonus) fin qui sbagliata e mancano i gol di centrocampisti e difensori. Ma più di tutto c’è da registrare come con il 4-2-3-1 sia aumentata la produzione offensiva, lo dicono i numeri: evidentemente, però, Italiano non ritiene pronto il Bologna per osare anche in Europa.
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