di Gianmarco
Marchini
Talmente tanto bello da essere vero. E’ il Bologna di Thiago che continua a spostare la linea dello stupore sempre più in là, partita dopo partita, vittoria dopo vittoria. Quella di Bergamo ha il profumo di una consacrazione definitiva. Un passaggio di consegne totali, tra l’allievo Motta e il suo maestro Gasperini, a cui aveva dedicato una menzione importante nella tesi di Coverciano, ma che non era mai riuscito a battere sul campo. Ma è anche una staffetta tra l’ormai vecchia favola Atalanta (nel frattempo diventata solida realtà) e la nuova favola Bologna, nel segno di quel Giovanni Sartori, regista prima dell’una e ora dell’altra. Il 2-0 rotondo e netto dei rossoblù lascia un’impronta fortissima su questa stagione che già si candidava a entrare nella storia: sicuramente di Joey Saputo che vede vicinissima la decantatissima soglia dei 52 punti da raggiungere per superare e mettersi finalmente alle spalle i famigerati 51 dell’era Guaraldi-Pioli. A nove giornate dalla fine, Thiago è a nove passi dal traguardo e ad appena tre dall’eguagliare il bottino finale dello scorso campionato (46). Ma, numero più clamoroso di tutti, il Bologna è a una lunghezza dalla Juve settima e a cinque proprio dall’Atalanta e da quel sesto posto che vorrebbe dire qualificazione diretta in Conference League.
C’è da dire che, arrivati a questo punto, l’Europa non fa nemmeno più la differenza. No, non è una provocazione, ma il dolcissimo paradosso di un Bologna tornato a emozionare i propri tifosi come non succedeva da chissà quanti anni. Dopo un lunghissimo letargo, la piazza ha riscoperto il piacere di andare a vedere la propria squadra non per un masochistico esercizio di fede, ma per la qualità dello spettacolo, per "gòdere", con l’accento rigorosamente dove lo mette Thiago. E se lo mette lui lì, noi ce lo lasciamo: niente da ribattere. Del resto, sembrava un pazzo quando, uno dopo l’altro, ha panchinato gente del calibro di Medel e Arnautovic, così come nelle ultime uscite ha più volte rinunciato dall’inizio al man on fire del 2023, Orsolini. Anche ieri: dentro Soriano, lì dove una settimana fa con l’Udinese c’era Aebischer. Risultato: due vittorie bellissime nella forma, ma ancor più belle nei contenuti. In quella, di Bergamo, poi, c’è proprio la firma di Orso, che chiude la partita con il bel sinistro a giro del 2-0. Lui segna e cosa fa? Corre ad abbracciare il suo allenatore, segno di un gruppo unito che rema dalla stessa parte. Direzione Europa, ovviamente.
Era doveroso provarci prima, lo è ancor di più ora, dopo una vittoria così netta e convincente proprio contro l’Atalanta di Gasperini, dopo aver già battuto l’Inter e imposto il pari alla scatenatissima Lazio di Sarri. Grande prova di maturità a Bergamo, dove nel primo tempo i rossoblù controllano Hojlund e compagni che, uno a uno, si schiantano sul muro Lucumì-Soumaoro. La difesa tiene, il centrocampo amministra con un suntuoso Schouten e l’attacco ci prova con le folate di Sansone e Barrow. Nella ripresa, l’Atalanta abbassa i giri del motore e il Bologna la colpisce: gol di Sansone al 4’ su assist di Musa e chiusura al 41’ con Orso (servito da Zirkzee) che poco prima si era visto annullare un gol (fuorigioco), con tanto di giallo per esultanza che gli costa la squalifica col Milan. Unica macchia di una giornata perfetta. Come perfetto rischia di diventare Zirkzee se impara a buttarla dentro. Ma questi sono temi per i prossimi giorni: ora è soltanto tempo di gòdere.