GIANMARCO MARCHINI
Sport

Bologna in finale di Coppa Italia dopo 51 anni: sfida al Milan il 14 maggio

Il Bologna torna in finale di Coppa Italia dopo 51 anni, grazie al lavoro di Vincenzo Italiano. Sfiderà il Milan il 14 maggio.

Il Bologna torna in finale di Coppa Italia dopo 51 anni, grazie al lavoro di Vincenzo Italiano. Sfiderà il Milan il 14 maggio.

Il Bologna torna in finale di Coppa Italia dopo 51 anni, grazie al lavoro di Vincenzo Italiano. Sfiderà il Milan il 14 maggio.

Roma non è stata costruita in un giorno. Il Bologna che torna in finale di Coppa Italia dopo cinquantuno anni è un lavoro che affonda le radici nel tempo. Un capolavoro. La traduzione in campo di un’illuminazione calcistica. Traduzione in Italiano, ovviamente. Per lui, servirebbe un’ordinanza comunale stile Nettuno: transennatelo. Troppe emozioni per sporcarle con la paura del domani. Questa è una notte indimenticabile, non a caso per la prima volta, a fine partita, risuona da brividi ’La sera dei miracoli’ di Lucio Dalla.

Ma il miracolo Vincenzo da Ribera lo ha costruito pezzo dopo pezzo, dal primo giorno in cui, un’estate fa, arrivò accolto da nuvoloni scuri di scetticismo. Perché sostituire il santone Thiago era quasi un sacrilegio, replicarne le gesta – figuriamoci – quasi blasfemia. Ecco Italiano si è spinto oltre, fino al metaverso, facendo addirittura meglio. Ha portato il Bologna quarto in classifica, in piena corsa Champions, e ha staccato l’altro biglietto per l’Olimpico dove il 14 maggio sfiderà il Milan.

La voleva tantissimo, dannatamente, questa finale, Italiano, lui che con la Fiorentina è arrivato per tre volte a un passo dal traguardo, facendosi sempre bruciare al momento di alzare le braccia (e la coppa). La voleva talmente tanto che, ieri sera, alla faccia della voragine scavata dal tre a zero del Castellani, non ci ha pensato due volte a schierare il migliore fra i Bologna possibili. Il turnover? Un’altra volta, magari. In campo la coppia di centrali Beukema-Lucumi che a Pasqua ha disinnescato l’artiglieria pesante dell’Inter. In campo l’uomo della rovesciata Panini 3.0: Orsolini. Il tutto ovviamente sotto la regia di Freuler, il vero garante di tutto l’impianto. Insomma, nulla lasciato al caso.

Se l’Empoli cullava delle tiepide velleità di rimonta, si sono sbriciolate alla lettura delle distinte e al pronti-via. La notte del Dall’Ara, aperta con il toccante minuto di silenzio in ricordo di Papa Francesco, dura calcisticamente la miseria di sette minuti: giusto il tempo per vedere Moro confezionare un cross dolcissimo su cui Fabbian piazza un’incornata che batte Seghetti e abbatte le ultime resistenze scaramantiche. I rossoblù avrebbero svariate occasioni per dilagare, ma giocano con la comprensibile leggerezza di chi va all’ultimo esame col 110 e lode già in saccoccia. Cosa gli vuoi dire? Il pareggio di Kovalenko al 33’ corona l’impegno di un avversario che il cassetto dei sogni l’aveva richiuso da un pezzo, spaventato com’è dai fantasmi di una retrocessione.

All’intervallo, Italiano comincia a fare una botta di conti, pensando alla sfida di Udine di lunedì: e allora fuori Lucumi e Orso, per Erlic e Dominguez, con quest’ultimo che prova a intrattenere i ventisettemila di un Dall’Ara ancora ubriaco dall’impresa pasquale con l’Inter. La decide, però, Dallinga, ancora una volta a fare le veci di un Castro confinato in panchina da un piede dolorante. Dopo la doppietta dell’andata, l’olandese si ripete al 41’ e scrive il suo nome in una notte consegnata alla Storia. Da un’eternità il Bologna e la sua gente aspettavano di riaprire la valigia, riempirla con un sogno e salire su quel treno per Roma. Un biglietto che vale doppio: c’è incluso pure il viaggio in Supercoppa per lo Squadrone che sognare il mondo fa.

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